
Se con Mc Carthy o Larry Mc Mutry o Guthrie avevamo pensato di poter considerare concluso il percorso della letteratura western, la mai abbastanza benemerita editrice “Mattioli 1885” ci propone una doverosa riflessione con questo suo “L’uomo che uccise Liberty Valance” di Dorothy Johnson (pagg.192, euro 17, traduzione di Nicola Manuppelli). Sono tre testi diventati film destinati alla leggenda come “L’albero degli impiccati” (1959) di Delmer Davis con Gary Cooper, “L’uomo che uccise Liberty Valance” (1962) di John Ford con James Stewart e John Wayne e “Un uomo chiamato cavallo” di Elliot Silverstein con Richard Harris.
L’autrice (1905-1983) è la più famosa scrittrice donna di genere western con numerosi riconoscimenti, anche postumi , come membro onorario della tribù dei Piedi Neri e altro. Il mondo rappresentato sembra poter coprire tutto lo spettro narrativo relativo al genere con la presenza di quella umanità variegata e vagamente esotica con cui si evidenziano in rapidi tratti caratteristiche insieme eccentriche ed universali.
Cercatori d’oro, prostitute, sceriffi e malfattori, assassini e gentiluomini, nativi americani e persone di innumerevoli provenienze si avvitano in un susseguirsi di eventi disparati, truci quanto sereni, disgraziati quando non assassini, ladri quanto generosi ed altruisti abitano storie tracciate con limpida sicurezza tanto da sembrare quasi sbrigative nella loro laconicità ed apparente noncuranza.
La magia della scrittrice si esalta nella semplicità delle descrizioni, nella secchezza essenziale dei dialoghi come nell’enorme capacità di innescare nel lettore la progressiva ineludibile necessità di un approfondimento che più che risolversi nel possibile giudizio morale riesce a collocarsi nel più ampio ambito della verità effettuale.
La sensazione di un processo creativo quasi monastico si tramuta nella travolgente variazione di persone alle prese con la necessità primaria della sopravvivenza in un coacervo apparentemente irresolubile per destini segnati.
Dalla lettura si esce storditi, col bisogno di riflessioni ulteriori che, ci si accorge, sono ben presenti nel prospetto narrativo. Un miracolo che solo il cinema e la letteratura possono ottenere. Appunto.
Ariodante Roberto Petacco