Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me

Domenica 17 marzo. V di Quaresima
(Ger 31,31-34; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33)

Il terzo brano che ci introduce alla comprensione del valore salvifico della Passione redentrice di Gesù è il discorso da lui stesso fatto sulla sua morte presentata come una glorificazione.
L’occasione del discorso è la risposta al desiderio di alcuni Greci che volevano vedere Gesù.
1. Vogliamo vedere Gesù. È abbastanza strana la richiesta da parte di questi Greci presenti alle celebrazioni pasquali: forse erano simpatizzanti, o forse dei convertiti dal paganesimo al giudaismo, o più semplicemente erano curiosi in cerca di novità.
Si rivolgono a Filippo e ad Andrea che, pur essendo ebrei di Betsaida, avevano nomi greci. La singolare richiesta di questi Greci presenti alla festa è preludio alla predicazione apostolica destinata a tutti i popoli senza distinzione di razza: da una parte qualcuno è mandato da Gesù per una missione universale, dall’altra parte c’è l’attesa dell’umanità di essere evangelizzata.
Il desiderio della fede è un germoglio che Dio fa nascere nel cuore delle persone e le predispone ad accogliere il messaggio, secondo quello che dice Gesù stesso: “Attirerò tutti a me”.
2. È giunta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. Gesù approfitta di questa richiesta per una conversazione sul significato della sua morte: sarà una sofferenza fisica e sacrificio della propria volontà, ma attraverso tale sofferenza arriverà alla glorificazione.
Il paragone con il chicco di grano è quanto mai appropriato: il seme si perde per riprodursi più abbondantemente.
La vita e la morte sono un ciclo continuo, e dal sacrificio di uno nascono molti frutti; quello che da una parte finisce, ricomincia da un’altra parte in un dinamismo continuo.
3. Quando sarò innalzato da terra. La morte di Gesù potrebbe sembrare un errore giudiziario, oppure la conseguenza di un contrasto religioso di Gesù con l’autorità del Tempio, perché Gesù si proclamava figlio di Dio, oppure una punizione da parte dell’autorità romana presso la quale Gesù veniva accusato di sobillare il popolo e di impedire il pagamento del tributo.
In realtà, dallo smarrimento nel tempio all’età di dodici anni fino alla preghiera nel Getsemani e alla morte in croce, tutta la vita di Gesù è stata una offerta della propria volontà al Padre per adeguarsi alla sua. Nel momento culminante della morte Gesù, sospeso tra cielo e terra, con lo sguardo verso il Padre e le braccia aperte per comprendere tutta l’umanità, attira a sé tutti gli uomini e li trasporta verso il Padre per una riconciliazione unica e definitiva.
La morte di Gesù innalzato sulla croce diventa anche la sua glorificazione e il compimento della missione che gli è stata affidata, perché entra nella gloria del Padre accompagnato da una moltitudine di fratelli. Nel momento drammatico della morte di Gesù tutte le realtà cambiano significato: morire è vivere, perdere è vincere, soffrire è essere glorificati.

† Alberto