

L’uscita di “Ufo 78”, del collettivo bolognese Wu Ming, è l’occasione per ricordare libri ambientati o che citano il nostro territoriSono serviti i Wu Ming e più di 400 anni (se consideriamo “Don Chisciotte” il primo romanzo moderno europeo) perchè un’opera di narrativa venisse ambientata in Lunigiana. Il romanzo del collettivo bolognese “Ufo 78”, uscito alla fine del 2022 (di cui abbiamo parlato sul Corriere Apuano qualche settimana fa), sembra essere, infatti, l’unico romanzo scritto, finora, da “non indigeni” in cui la Lunigiana è realmente protagonista. È a partire da questa constatazione (che ci piacerebbe venisse smentita, si faccia avanti chi sa!) che abbiamo deciso di andare a scartabellare la narrativa contemporanea per scoprire chi e come tra gli autori italiani si è accorto che “la Lunigiana esiste”.
Subito uno spoiler: sembra che tanti autori la conoscano ma nessuno abbia mai avuto l’idea di ambientarci un libro, anche se non manca qua e là come citazione “esotica”. Insomma, anche la narrativa contribuisce a rafforzare quella sensazione che almeno una volta nella vita ogni lunigianese ha provato: l’impressione che “le cose” succedano sempre altrove, in un posto diverso da qui. Qui dove la marginalità geografica finisce per farti sentire anche ai margini della cronaca, della storia, della scena musicale o, appunto, letteraria. Nonostante premi Bancarella e paesi dei librai.
Terra di eretici
Ma veniamo alla nostra indagine. Probabilmente il romanzo più famoso e premiato tra quelli che citano la Lunigiana (in questo caso anche ampiamente) è “Il coraggio del pettirosso” (Feltrinelli, 1995), premio Campiello e premio Viareggio, di Maurizio Maggiani. Maggiani, per la verità, è nato a Castelnuovo Magra, ma visto che non si tratta di Lunigiana “profonda” possiamo non annoverarlo tra gli autoctoni ed inserirlo nella nostra raccolta. Saverio, il protagonista del libro, apolide ad Alessandria d’Egitto decide di tornare in Italia a scoprire il paese dei suoi avi, Carlomagno in Lunigiana, e tra sogni e salti temporali ci racconta dei roghi contro gli eretici nella Lunigiana del ‘500 e dell’imperialismo romano contro il popolo degli Apui.
La Cisa
Poi c’è l’unico libro, a memoria d’uomo, che cita una località lunigianese nel titolo: “Saluti notturni dal passo della Cisa” (Mondadori, 1987) di Piero Chiara anche se qualche lettore locale lo definisce un giallo che sa più di culatello che di testaroli. Larga parte della storia si svolge, infatti, nel parmense. Chiara ci racconta del delitto Santacroce, consumato in una villa alle porte di Langhirano. Il passo della Cisa “era solo una penitenza”- si legge in un passaggio – che toccava al protagonista per arrivare a Lerici. E Pontremoli è lo spazio di una sosta per una dormita in macchina in piazza.
La balia di Aulla
La citazione più inaspettata è sicuramente quella in “Leggenda privata” (Einaudi, 2017) geniale autobiografia di Michele Mari, considerato uno dei migliori narratori contemporanei italiani, ma dobbiamo accontentarci di una nota a piè pagina: la mamma del piccolo Michele era solita cantare una nenia popolare diffusa nella lucchesia e scopriamo così che Iela Mari, famosa illustratrice, “ebbe una balia originaria di Aulla (Lunigiana): la probabile fonte”.
Testaroli e felicità
Il testarolo fa la sua comparsa nella narrativa italiana in “Prima di noi” (Sellerio, 2020) di Giorgio Fontana: Eloisa, uno dei personaggi di un romanzo che racconta i destini di una famiglia di origini friulane dai primi del 900 ad oggi, va in Lunigiana per un raduno anarchico e lì “a pranzo, davanti al tegame con i testaroli al pesto e le damigiane di vino rosso” è felice.
Luoghi ignoti
Una citazione di Donato Carrisi, premio Bancarella 2009, esemplifica bene l’approccio dei più alla Lunigiana (e alle sub regioni della Toscana che non sono il Chianti): in “La casa delle voci” (Longanesi, 2019), un thriller in cui la co-protagonista Hanna racconta di aver vissuto in varie zone della Toscana, tra cui il Casentino e la Lunigiana ma, precisa, “ho saputo solo dopo come si chiamavano quei luoghi. Se all’epoca mi avessero chiesto dove mi trovavo non avrei saputo cosa rispondere”.
Paesi che nulla producono
Paolo Rumiz nel suo “La leggenda dei monti naviganti” (Feltrinelli, 2013), viaggio lungo le Alpi e gli Appennini, arrivato in Lunigiana, ci racconta di Federico Barbarossa che, di ritorno da Roma, si trova il passo della Cisa sbarrato dai Lombardi, ripiega su Pontremoli e “allibito dalla povertà dei luoghi” chiede al conte Obizzo Malaspina di cosa viva la gente. E quello risponde: “Che volete, in siffatti paesi che nulla producono bisogna pur vivere di rapina”.
Zum Zeri
Per Zeri si scomoda addirittura un premio Strega: Sandro Veronesi nel suo “Il colibrì” (La Nave di Teseo, 2019), premiato nel 2020, racconta che uno degli amici del protagonista, da ragazzo, avrebbe partecipato ad un fantomatico “slalom gigante nella stazione sciistica di Zum Zeri – Passo dei Due Santi, valido per le qualificazioni nazionali”. Una cosa incredibile oggi, ma negli anni ’70 chissà.
Pontremoli
Per finire “Chi manda le onde” (Mondadori, 2015) di Fabio Genovese con il dialogo perfetto per chiudere questa carrellata. Luna, la bambina albina protagonista del libro ambientato in Versilia, dopo una gita a Luni vuole andare a vedere le statue stele e chiede alla mamma se le piacerebbe andare a Pontremoli e la mamma risponde: “Boh, non lo so. Con tutti i posti belli che ci sono nel mondo Pontremoli non mi tenta per niente”.
Un po’ quello che devono aver pensato tanti narratori negli anni. Poi, finalmente, sono arrivati gli ufo.
Quali altri libri? Lettori, fatevi avanti!
I libri citati nell’articolo sicuramente non esauriscono l’elenco delle opere di narrativa che citano la Lunigiana. Per integrare la raccolta invitiamo i lettori a farsi avanti e a segnalarci altri titoli!
Intanto grazie a quanti ci hanno supportato in questa prima selezione! Per segnalazioni scrivere a: redazione@ilcorriereapuano.it
Chiara Filippi