Non si fermano le stragi sulle strade

È uno stillicidio quotidiano, il bollettino di una guerra non armata ma che, come quella, uccide e ferisce; giorno dopo giorno, le nostre strade fanno da scenario a tragedie di vite che si spengono in un attimo, nel groviglio delle “lamiere contorte”. I troppi incidenti stradali denotano una situazione altamente preoccupante, con la certezza che la maggior parte non sono da imputare ad improvvisi guasti meccanici bensì, purtroppo, alla mancanza di una cultura della sicurezza che deve partire dal rispetto della vita, propria e altrui.
Accade di tutto nella jungla delle nostre strade, a partire da chi guida, magari senza patente, abusando di bevande alcoliche e di sostanze stupefacenti. Poi eccesso di velocità, cinture non allacciate, voglia stupida di infrangere le regole, smartphone sempre fra le mani, di giorno e di notte, senza distinzione di fasce di età, a diminuire l’attenzione alla guida, che dovrebbe essere messa sempre al primo posto. Comportamenti ad alto rischio che, sovente, sfociano in drammi. L’estate che sta finendo, come recita il ritornello di una nota canzone, se ha fatto registrare, fortunatamente, un aumento di turisti e vacanzieri, quindi di lavoro ed economia, presenta anche l’altra faccia attinente al conto doloroso legato alle vittime stradali.
La legge sull’omicidio stradale non pare così dissuasiva. Il risultato che ciascuno di noi auspicava anche, secondo le statistiche, relativo al calo dei morti e dei feriti gravi, in realtà non c’è stato. Neppure siamo riusciti a rendere giustizia alle vittime ed ai loro famigliari, costretti a vivere l’ergastolo del dolore.
Abbiamo infatti la sensazione che, dopo alcune condanne esemplari, si sia tornati indietro. Va detto che viviamo in un Paese strano. Se i controlli aumentano, se scende in campo l’etilometro a segnalare sconcertanti abusi di alcol e di droghe, se fioccano multe e altre sanzioni, allora c’è chi si lamenta per una severità ritenuta eccessiva. Intanto mentre si discute e ci si accapiglia, sulle strade, non sempre tenute in buone condizioni come dovrebbe essere, utilizzando gli incassi degli autovelox per migliorare la sicurezza, la morte è di casa. Il prezzo più alto lo pagano i giovani.
Oltre a rimarcare defaillance pubbliche, sorveglianza carente da parte delle istituzioni, la musica “spacca timpani”, uso e abuso di sostanze che fan male alla mente e al corpo, è giunta l’ora che ogni adulto, genitore o no, si faccia un serio esame di coscienza ponendosi domande sul modo di comportarsi. Siamo cittadini corretti? Educatori coerenti?. Le cronache di un massacro quotidiano sono triste realtà, non retorica. Non serve prendersela con lo Stato, lassista o poliziotto. Urge cambiare gli stili di vita testimoniando, ai giovanissimi che ci guardano, la cultura delle responsabilità, dell’equilibrio, della tutela della vita. Immenso dono. Per tutti.

Ivana Fornesi