
“La nostra società è ancora pervasa da episodi di violenza, verbale, economica, fisica, frutto dell’idea, inaccettabile, che l’uomo possa prevaricare sulla donna utilizzando la forza”: sono parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne celebrata una decina di giorni fa.
“Eliminare la violenza sulle donne è un obiettivo essenziale per il nostro vivere in comune” ha aggiunto Mattarella. E come non condividerlo? Può definirsi tale una società nella quale un genere ritiene di poter dominare sull’altro al punto di usare la violenza fino all’atto estremo?
Nonostante cresca la consapevolezza che questa sia una vera e propria emergenza sociale per la quale servono iniziative che coinvolgano ambiti ampi e diversi (educazione, prevenzione, repressione) in Italia il numero delle donne uccise continua a crescere.
Al 25 novembre scorso erano già 109 nel corso del 2021; 63 di queste hanno trovato la morte “in famiglia”, per mano del marito, compagno, partner o “ex” che fosse. L’Agenzia dell’Onu che promuove l’eguaglianza di genere e l’emancipazione stima che nel corso della propria vita una donna su tre subirà abusi fisici o sessuali.
In Italia ogni anno migliaia di donne si rivolgono al 1522, il numero anti violenza e anti stalking della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quest’anno la platea sembra però diminuire: nel secondo semestre di quest’anno sono state 8.508 le telefonate; erano state quasi 13mila nel 2020, segno che il periodo del lockdown dello scorso anno durante i mesi più difficili della pandemia sono stati i più duri per le donne confinate in casa con colui che si trasforma nel proprio incubo.
Violenze fisiche, sessuali, verbali, ma anche psicologiche; anzi sono proprio queste ultime quelle più frequenti, subdole e nascoste perché restano il più delle volte confinate tra le mura di casa. L’impressione, sempre più diffusa, che senza un profondo ripensamento degli strumenti questa vera e propria piaga della nostra società non si potrà guarire.
E a quanto pare ne è convinta anche la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese che proprio in occasione del 25 novembre ha parlato della necessità di avere “norme più incisive”. Troppi gli uomini che pur non potendosi avvicinare alle donne hanno infranto i provvedimenti degli organi di polizia.
Nuove norme che, se applicate, aiutino a prevenire intervenendo sulla vita quotidiana di chi compie violenza – fisica o psicologica che sia – fino all’arresto obbligatorio in flagranza di reato. E poi braccialetto elettronico o arresti domiciliari per far rispettare il divieto di avvicinamento. In parallelo politiche di sostegno e assistenza alle donne. Misure utili ad affrontare l’emergenza, ma senza dimenticare che la vera svolta arriverà investendo sul futuro, aumentando il lavoro sull’educazione dei giovani di oggi per costruire la società di domani.
(p. biss.)