
Ci sono 4 morti tra chi si era rifugiato lì. “Nessun posto ora è al sicuro”
In Myanmar, nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 maggio, i militari birmani hanno sparato bombe nelle aree abitate prendendo di mira tre villaggi (South Kayantharyar, North Kayantharyar e Tabyekone village), all’interno del comune di Loikaw nello Stato di Kayah. Sfortunatamente, anche la chiesa cattolica del Sacro Cuore di Gesù del villaggio di South Kayantharyar è stata colpita e in parte distrutta.
Secondo il parroco, padre Fabiano Adone, quattro persone (una coppia e due donne) sono morte sul colpo e più di quattro altre persone sono rimaste ferite: una di queste è gravemente ferita.
“I morti e i feriti – dice al Sir padre Francis Soe Naing – sono tra quegli abitanti del villaggio (vecchi, giovani e bambini comprese le donne incinte) che si rifugiano nella chiesa. Noi, tre preti e due medici, siamo andati a trovarli questa mattina. Abbiamo portato in un luogo sicuro i feriti, inclusa una persona paralizzata. Adesso nessuno è rimasto nel villaggio”.
Il villaggio di South Kayantharyar appartiene alla parrocchia di Kayantharyar, diocesi di Loikawe e sono più di 170 le famiglie che vivono lì, con circa 700 fedeli cattolici. “Sono tutte persone povere e semplici”, dice padre Francis. “Nessun posto è sicuro ora che la guerra è arrivata in città. Dal momento che le forze del regime birmano stanno rapendo e uccidendo arbitrariamente civili innocenti, non c’è altra opzione per il popolo se non quella di difendersi con qualsiasi mezzo”.
Quanto accaduto fa parte purtroppo di un’altra emergenza che si è aperta nel Paese dopo la presa del potere da parte della giunta militare il 1° febbraio e cioè il riacuirsi delle lotte tra l’esercito centrale e le autonomie regionali armate, portando di nuovo il Myanmar sull’orlo di una nuova guerra civile.
Nello Stato di Kayah, dal 21 maggio, è iniziata una cosiddetta guerra civile tra l’esercito birmano e il Pdf (People’s Defense Force). “Le case sono state abbandonate e le persone sono state costrette a fuggire e sono diventate sfollati interni”, racconta ancora padre Francis. “Le forze del regime birmano sparano anche con armi pesanti. Migliaia di persone si rifugiano nelle chiese e nelle sale parrocchiali. Alcuni fuggono nella giungla dove pensavano di essere al sicuro”.
La diocesi di Loikaw conta 40 parrocchie e in quasi tutte sono stati allestiti campi profughi per gli sfollati interni; sono oltre 40mila quelli affidati alle cure della Chiesa cattolica di Loikaw. “Le persone hanno bisogno di beni di prima necessità ma anche di sostegno spirituale”, conclude il sacerdote.
(M.C.B. – SIR)