Mons. Aldo Forzoni, 50 anni fa l’ingresso nella diocesi di Apuania

Era il 20 aprile 1970. Sarebbe scomparso il 7 dicembre 1991

46Mons_ForzoniCinquant’anni fa, il 23 aprile del 1970, mons. Aldo Forzoni, faceva il suo ingresso a Massa nella diocesi di Apuania, dopo 16 anni di ministero episcopale prima a Gravina-Irsina e poi nel salernitano, a Diano-Teggiano. Aveva 62 anni e rimase in carica fino al 1988, quando gli successe mons. Bruno Tommani, dopo che la Diocesi di Massa fu unita a quella di Pontremoli.
La vita terrena di mons. Forzoni si è conclusa il 7 dicembre 1991 a causa di un incidente domestico che gli ha procurato gravi ferite e, in meno di due mesi, lo ha condotto alla morte. Le sue spoglie riposano nella cripta della Cattedrale di Massa ed ancora oggi, la sua tomba, è regolarmente visitata da tante persone. Uomo di grande fede, parlava – raccontano i testimoni, e come facilmente si può desumere dai suoi scritti – direttamente al cuore, “spezzando” la Parola di Dio, per tutti, attualizzandola con efficaci esempi tratti dalla vita quotidiana e con potenti similitudini.
Per ricordare la figura del Vescovo Aldo, la diocesi ha realizzato un breve “docufilm”, messo in onda sul canale Yuotube; lunedì 7 dicembre alle ore 18 il vescovo Giovanni celebrerà, con il capitolo dei canonici, la messa di suffragio in Cattedrale a Massa. Il cammino umano e spirituale di mons. Forzoni fu ispirato dall’esempio di Maria: lasciarsi sempre guidare da Dio, accettandone la volontà anche quando le tenebre sembrano oscurare la vita.
Scriveva nel testamento spirituale: “La vita non l’ho mai intesa se non in funzione della morte, cioè della seconda nascita”. Questo amato e indimenticabile buon pastore ha fecondato con il suo esempio, il corso della storia: ancora oggi viene ricordato a Gravina e a Teggiano, ancora oggi famiglie, religiosi, suore, sacerdoti, ne rievocano i saggi consigli, le parole illuminanti, l’esempio di preghiera e di fede che ha lasciato dietro di sé. Durante gli anni del suo apostolato nella Diocesi apuana, promosse il rinnovamento della catechesi con i convegni residenziali, la missione cittadina, realizzò una TV diocesana, curò la pastorale familiare, ebbe a cuore il seminario e le vocazioni.
Un occhio di riguardo riservò sempre agli ammalati, ai poveri e ai deboli. Era facile giungere a lui, senza tante anticamere e protocolli da osservare; i poveri erano sempre ammessi nel suo studio. Consapevole che “tutto è grazia” visse con intensità tutti gli snodi della vita che la Provvidenza aveva stabilito per lui. Libero dentro e fuori, poteva scrivere nel testamento spirituale “per questa mia estrema, incredibile nudità trovo la gioia di morire e di presentarmi a Lui. Povera pagliuzza arida e spoglia, questa mia esistenza non poteva non riflettere il sole tutte le volte che Lui si degnava rivestirla con i Suoi raggi”.

(R.B.)