Fratelli tutti. Il terzo capitolo dell’enciclica di Papa Francesco
Chi conosce il pensiero di Chiara Lubich, alla lettura del terzo capitolo di Fratelli tutti (“pensare e generare un mondo aperto”) non può che esclamare: “ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo. Vorrei dire di più: perdersi nella folla, per informarla del divino, come s’inzuppa un frusto di pane nel vino. Vorrei dire di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie. Perché l’attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più divino si possa pensare: Gesù e Maria, il Verbo di Dio, figlio d’un falegname, la Sede della Sapienza, madre di casa”.
Così scriveva Chiara nel 1958, ma quanta attualità nel rileggere questa meditazione oggi, alla luce dell’enciclica di Papa Francesco: una sfida che non può che affascinare e spingere a domandarsi: cosa possiamo fare? Il Santo Padre ha twittato: “Lo sforzo per costituire una società più giusta implica una capacità di fraternità e uno spirito di comunione umana”. C’è una sola risposta a questa chiamata alla fraternità: donare se stessi senza misura fino a generare la reciprocità nell’altro. Il Papa ci accompagna in questo percorso di uscita da sé per andare verso l’altro, per farsi Uno con l’altro, considerando il prossimo “come un’unica cosa con se stesso”. L’amore, scrive Francesco, “ci fa tendere verso la comunione universale, dove nessuno può raggiungere la propria pienezza e maturità, isolandosi, ma solo aprendosi al fratello” e ci esorta a un’apertura verso società nuove e aperte, in cui ogni “forestiero esistenziale” è accolto e integrato.
Francesco ci esorta ad una “coltivazione consapevole e pedagogica della fraternità”, andando oltre alla definizione astratta di uguaglianza fra gli uomini, consapevoli del valore di ogni singolo essere umano, che ha il diritto di vivere con dignità e di svilupparsi integralmente: un Amore universale che promuove tutte le persone.
Riecheggiano più attuali che mai, allora, le parole di Chiara Lubich: “Senza la fraternità, nessun uomo e nessun popolo sono veramente e fino in fondo liberi ed eguali. Uguaglianza e libertà saranno sempre incomplete e precarie, finché la fraternità non sarà parte integrante dei programmi e dei processi politici del mondo”. Anche Papa Francesco sottolinea l’importanza di cambiare i processi economici e sociali, lasciando spazio ad una visione dove nessuno si senta escluso e lo sviluppo non sia solo orientato all’accumulazione crescente; una visione nuova dei beni comuni come beni condivisi e dell’economia come strumento di ridistribuzione: è la stessa idea di Economia di Comunione di Chiara Lubich, rilanciata da Francesco stesso nel 2017, in occasione dei 25 anni dalla sua nascita: “l’Economia di Comunione, se vuole essere fedele al suo carisma, non deve soltanto curare le vittime del sistema, ma costruire un sistema dove le vittime siano sempre di meno. Finché l’economia produrrà ancora una vittima, la comunione non è ancora realizzata, la festa della fraternità universale non è piena”.
Papa Francesco indica il percorso verso quella che Chiara Lubich indicò come «la gestazione di un mondo nuovo», abitato da tutti i membri della famiglia umana con pari dignità e arricchito dalle diversità, secondo il disegno di Dio: questo è il momento favorevole, a noi raccogliere la sfida ed impegnarci insieme ad abitarlo da fratelli.
Michela Masetti
Movimento dei Focolari