Il genio di architetti e ingegneri al servizio dello sport

Dal PalaEur al Palazzetto dello Sport, dal “Flaminio” al velodromo. Nervi, Piacentini, Vitellozzi e gli altri

Il Palazzetto dello Sport progettato da Vitellozzi e Nervi per le Olimpiadi di Roma
Il Palazzetto dello Sport progettato da Vitellozzi e Nervi per le Olimpiadi di Roma

Come ogni Olimpiade, anche quella di Roma ha visto la costruzione di nuove strutture dedicato alla pratica dello sport e all’accoglienza. Verrebbe da dire “soprattutto” quelle di Roma, simbolo di un’Italia che si stava affacciando al “boom economico”, che progettava strade e costruiva nuovi e grandi quartieri nelle periferie delle città, grandi e piccole, del nostro Paese. Per alcuni anche un’occasione per grandi speculazioni: si pensi alla nuova via Olimpica, all’Eur e ai quartieri satelliti; ma anche al nuovo aeroporto di Fiumicino, per il quale venne scelta un’area non idonea che richiese lunghi e costosi lavori di adeguamento così che per i Giochi non poté quasi essere utilizzato: aperto solo cinque giorni prima dell’inaugurazione, fu in grado di ospitare solo alcuni voli charter, mentre gli aerei con le delegazioni e quelli di linea con i turisti utilizzarono ancora lo scalo di Ciampino.
Speculazione a parte i Giochi della XVII Olimpiade hanno visto la realizzazione di importanti struttura sportive, vere e proprie “opere” di edilizia contemporanea che ancora oggi suscitano grande interesse, almeno nei casi in cui esse sono sopravvissute. Non ce l’ha fatta, ad esempio, il bellissimo velodromo costruito all’Eur che, abbandonato dal 1968, venne demolito nel 2008.
E non se la passa bene nemmeno il nuovo stadio Flaminio, progettato da Pierluigi Nervi con il figlio Antonio e inaugurato nella primavera 1959.
Sottoutilizzato è invece il grande Palazzo dello Sport, scenografica costruzione realizzata in posizione dominante all’Eur, straordinaria opera di due tra i migliori progettisti italiani del Novecento, l’arch. Marcello Piacentini e l’ing. Pier Luigi Nervi capaci di realizzare una struttura in grado di ospitare 12.000 spettatori e di suscitare l’ammirazione di tutto il mondo. Noto come PalaEur e pensato per ospitare gli incontri di pallacanestro e pugilato, in epoche successive ha avuto alterne fortune; nel 1999 è stato sottoposto ad una radicale opera di adeguamento ed è oggi ribattezzato PalaLottomatica.
Anche nel più piccolo ma elegante Palazzetto dello Sport, costruito nel villaggio olimpico, c’è la mano di Pier Luigi Nervi che si occupò delle parti strutturali per il progetto ideato da Annibale Vitellozzi, l’architetto che un decennio prima aveva firmato anche quello per la nuova stazione ferroviaria di Roma Termini, inaugurata nel dicembre 1950, e che si era occupato anche del completamento dello Stadio Olimpico (già ideato nel 1927) ultimato nel 1953. Il Palazzetto fu la prima opera pensata per le Olimpiadi ad essere conclusa: era infatti terminato già nel settembre 1957, con meno di quattordici mesi di lavoro.
Fra tante strutture nuove, pensate e realizzate per le Olimpiadi o radicalmente ristrutturate per ospitare le gare dei Giochi, lo Stadio dei Marmi si segnala come esempio di utilizzo di una vera e propria opera monumentale nella vorticosa kermesse a cinque cerchi. Costruito all’interno del Foto Italico tra il 1928 e il 1932 su progetto di Enrico Del Debbio, è completamente rivestito da marmo bianco di Carrara e contornato da 64 statue che raffigurano le specialità sportive, opera di diverse artisti tra i quali Aldo Buttini (1898-1957), lunigianese di nascita e carrarese di adozione, che ne realizzò ben otto. Capace di contenere oltre 5.000 spettatori nelle sue gradinate, nelle settimane di gare fu teatro di gran parte delle partite del calendario di hockey su prato, sport che continuò ad ospitare fino agli anni Settanta. Oggi, intitolato a Pietro Mennea, è dedicato soprattutto all’atletica leggera.

Paolo Bissoli