Paesi di Lunigiana, Cervara

Nel 1901 il paese contava 673 abitanti, oggi scesi a poche decine. Ma i “facion” restano lì, a svolgere la loro opera di “protezione”

Un "facion", scultura apotropaica, affacciata su una delle vie interne di Cervara
Un “facion”, scultura apotropaica, affacciata su una delle vie interne di Cervara

A 725 metri di altitudine nell’alta valle del torrente Verde, Cervara ha rappresentato per secoli una delle realtà più significative del versante meridionale di questo tratto di Appennino, attraversato da importanti direttrici viarie tra le aree del Nord e il Mediterraneo. Lo testimonia anche il recente recupero dell’itinerario per il passo del Borgallo tra Pontremoli e Pavia, (oggi ben nota come Via degli Abati) che ha proprio in Cervara l’unico centro abitato a ridosso del crinale.
L’ampiezza del paese e la densità degli edifici che lo compongono giustificano il fatto che nel 1901 qui potessero vivere ben 673 persone! Una comunità numerosa, che poteva contare quasi esclusivamente su un’economia basata su un’agricoltura di sussistenza relegata in spazi limitati attorno al paese o da ricavare nell’alpeggio, con la coltivazione del castagno da frutto quale principale fonte di sostentamento e con l’allevamento del bestiame quale integrazione alimentare.
Una vita dura e difficile; oggi gli abitanti rimasti sono poche decine: come in molti altri paesi montani dell’Appennino le vie dell’emigrazione verso l’estero alla ricerca di lavoro e quelle del trasferimento nel fondovalle per una vita meno disagiata, hanno portato ad una drastica diminuzione dei residenti, ma il paese conserva un patrimonio culturale, ambientale e di saperi non comune.

Il Lago Verde e la cascata della Pisciarotta in Farfarà

Il Lago Verde
Il Lago Verde

Non vi è alcun dubbio che Cervara sia una delle realtà più ricche di bellezze naturalistiche di tutto il territorio pontremolese. L’antropizzazione che nel corso dei secoli ha interessato anche le zone più alte di quest’area ha lasciato tracce ancora evidenti, con centinaia di costruzioni, isolate o raggruppate in veri e propri villaggi, ormai in gran parte ridotte a ruderi che si sono integrati in un ambiente dove i coltivi e il castagneto da frutto cedono progressivamente spazio alla vegetazione spontanea.

La cascata della Pisciarotta
La cascata della Pisciarotta

In questo contesto si trovano due vere e proprie perle raggiungibili con relativa facilità: il Lago Verde e la cascata della Pisciarotta nella zona di Farfarà, entrambe a circa mille metri di altezza sul livello del mare. Il primo è un interessante specchio d’acqua il cui perimetro misura circa 500 metri di lunghezza: privo di immissari, per l’ approvvigionamento deve contare sull’apporto della pioggia e delle acque superficiali che defluiscono dai versanti che lo circondano.
A poche centinaia di metri da questo, raggiungibile con un percorso naturalistico, la cascata della Farfarà offre uno spettacolo di rara bellezza; blocchi di arenaria dagli spigoli vivi, affiancano una serie di salti – il più alto dei quali è costituito da una ripida parete di roccia – che si possono ammirare anche dall’alto, da una piazzola lungo il sentiero.

 

Una rappresentazione diversa dai "facion", ben più inquietante, con sembianze di animale e quelle che sembrano essere piccole corna sul capo.
Una rappresentazione diversa dai “facion”, ben più inquietante, con sembianze di animale e quelle che sembrano essere piccole corna sul capo.

Tra gli elementi più esclusivi sono certo i “facion”, raffigurazioni antropomorfe scolpite nella pietra con probabile funzione apotropaica la cui origine si perde nei secoli. Collocati in posizione ben visibile sulle facciate delle case, sopra gli architravi delle porte o gli stipidi delle finestre, dovevano tenere lontano gli spiriti del male. Diffusi in tutto il territorio e anche nelle vallate vicine, qui a Cervara hanno dimensioni non comuni e fattezze non consuete, a volte inquietanti!
21Cervara_caseLa chiesa parrocchiale dedicata a San Giorgio è un’antica cappella che compare tra quelle dipendenti dalla Pieve di Vignola dalla seconda metà del XV secolo. Ma le origini dell’abitato sono molto più antiche, ben precedenti anche a quel diploma di Federico II che, nel 1245, nomina Cervara tra le “ville” di questo territorio a nord di Vignola.
A Cervara doveva esistere da tempi antichi una chiesa o una cappella fondata in epoca più remota, così come in un luogo così strategico posto lungo una viabilità di lunga percorrenza non doveva mancare un hospitale per l’accoglienza di pellegrini e viandanti. E la presenza di un ospedale è in effetti documentata in quello detto “dei Poveri”, fondato a Cervara nel 1328 da tale Umberto Marinelli e al quale era annesso un oratorio intitolato a Santa Maria Assunta.
Ma deve risalire ai secoli precedenti l’esistenza di quell’ospizio e di quella chiesa intitolata a S. Maria documentata come dipendente dall’abbazia di Borzone, questa fondata già all’inizio dell’VIII secolo a Borzonasca, in alta valle Stura nell’entroterra di Chiavari e dalla quale dipendeva anche la Madonna del Monte di Mulazzo.

(Paolo Bissoli)