È conclamato l’allarme per il commercio a Pontremoli

Chiusure e difficoltà riguardano ormai quasi tutti i settori in città

La Bottega Arcobaleno in via Garibaldi
La Bottega Arcobaleno in via Garibaldi

La chiusura della Bottega “Arcobaleno” in via Garibaldi, di cui abbiamo dato conto nel giornale di due settimane fa, ci dà l’occasione per fare il punto sulla situazione del commercio e delle attività presenti in città. Facendo un’inevitabile premessa, visto che il negozio “equo e solidale” (come era noto a chi lo frequentava), era sostenuto da volontari che cercavano soprattutto di lanciare un messaggio sulla consapevolezza dell’acquisto e della sostenibilità delle materie prime, invitando anche ad una riflessione sulle zone dimenticate del mondo. Aver perso questo punto di riferimento, magari per risparmiare qualche spicciolo di euro, è un danno che va quindi oltre alla “semplice” chiusura di un negozio. È chiaro che bisogna compiere un discorso completamente diverso per un’attività privata e commerciale che ha tutt’altre caratteristiche tra cui la prima, giusta e legittima, quella di riuscire ad avere degli utili.

timthumb.phpTutto ciò premesso, compiendo una passeggiata per le strade della città la situazione non è confortante, anzi, si registra una moria di negozi, serrande abbassate, numerosi cartelli di “Vendesi” o “Affittasi” che certificano una netta difficoltà del commercio locale. Senza pretesa di dare dati ufficiali, ci risultano quasi una decina di attività che stanno o hanno già abbassato la saracinesca in questi mesi invernali. Si va dal negozio di abbigliamento a quello di giocattoli, passando per una tabaccheria e persino un bar, dimostrando come la difficoltà sia generica e non limitata a un unico settore. Certo, questa è una crisi che viene da lontano, almeno dall’inizio degli anni ‘90, quando il commercio prese la strada degli ipermercati, dei centri commerciali. Conseguenza fu lo svuotamento dei centri storici ed anche la bottega che resisteva da decenni nella sperduta frazione aveva dovuto, in molti casi, alzare bandiera bianca. Ed è un dato che viene certificato dal rapporto della Camera di Commercio di Massa Carrara 2019, che testimonia come in otto anni le attività fisse siano calate di 400 unità in Provincia (di cui 150 in Lunigiana). Anche perché si è aggiunto un nuovo concorrente al piccolo negozio di quartiere, che sta mettendo in difficoltà anche supermercati e centri commerciali. Stiamo parlando del commercio on line (che, sempre dati della Camera di Commercio, è triplicato negli ultimi due anni) con gli acquisti sulle varie catene presenti sul web. Ampia scelta, tempi di consegna rapidissimi, sconti che i negozi tradizionali non si possono nemmeno sognare. E poco importa alla clientela delle voci di sfruttamento dei lavoratori, sottoposti a contratti capestro e paghe “da fame”. È chiaro che la storia cammina in quella direzione e andare contro tale corrente non è difficile ma difficilissimo e ci pare anche che poco sia stato tentato in questi anni per invertire la rotta e dare un sostegno al commercio locale.

via Garibaldi dall'ingresso di Porta Parma
via Garibaldi dall’ingresso di Porta Parma

È soprattutto dalla zona del centro storico che si vorrebbe un rilancio per intercettare, anche economicamente, un flusso turistico che in questi anni c’è stato. Invece, al di fuori delle piazze e di via Cavour (in cui, purtroppo, si registrano la chiusura di due attività) si rileva poca presenza e per adesso l’attesa svolta nel centro storico di San Nicolò, che avrebbe dovuto arrivare dalla presenza dell’ascensore a Porta Parma, non si è avuta. Senza voler fare i raffronti con i tempi in cui via Garibaldi era “tutta un negozio” è evidente che la via che taglia il cuore della città dovrebbe esserne anche l’importante arteria commerciale ed invece, specie nella parte che va da Porta Parma alla parte finale della strada, la situazione è quasi desertica. Stesso discorso si può applicare per la parte sud del centro storico che dal borgo di Santa Cristina arriva sino a San Pietro alla Porta Fiorentina. Unico settore che non sembra conoscere crisi è quello della ristorazione. Anche se, inevitabilmente, è una torta che sta dando fette sempre più piccole, visto l’aumentare dei partecipanti. Tutti in attesa del periodo estivo quando finalmente c’è lavoro per tutti: ma si può resistere solo con una “grande abbuffata” di due-tre mesi? Nella difficoltà generale, spariscono anche servizi importanti come le edicole (una ha già chiuso agli inizi del 2019, un’altra ha chiuso i battenti proprio in questi giorni ed un’altra ha il cartello “cedesi attività” appeso da ormai molti mesi) perché anche i giornali ormai si leggono (e si comperano) sempre di meno. Siamo i primi a ribadire, come del resto abbiamo già scritto, che invertire questa tendenza (che non riguarda solo Pontremoli, ma tutta la Lunigiana e, forse, tutta la Provincia) è estremamente complicato, ma non si può più “tirare a campare” (quali provvedimenti, al di là della discussa e discutibile ordinanza “anti kebab”, sono stati adottati?), perché c’è il rischio del definitivo tramonto economico e sociale del comprensorio. (r.s.)