
Una conferenza sull’opera di Giorgio Ciprio: la Descriptio orbis Romani

Longobardi e Bizantini tra fonti storiche, archeologia e toponomastica in una terra, come la nostra, da sempre strategica via di passaggio: se ne è parlato in occasione della tavola rotonda che si è svolta sabato 7 dicembre ad Aulla in san Caprasio dopo che in mattinata si era tenuta a Sarzana la presentazione del volume di Giorgio Petracco dedicato all’opera del 604 di Giorgio Ciprio: la Descriptio orbis Romani. L’opera di Ciprio ci è pervenuta in cattivo stato, ma è importante perché è l’unica descrizione delle prefetture dell’Italia e dell’Africa ai tempi dei Longobardi e per alcune località è anche l’unica testimonianza della signoria bizantina.
L’iniziativa è stata promossa dalla professoressa Lusuardi Siena per il Centro Studi Lunensi e dagli Amici di San Caprasio. Basandosi sulla Descriptio orbis Romani studiosi lunigianesi nel passato hanno identificato Filattiera come sede di un presidio bizantino, ma secondo Petracco il Sorano citato nel 604 è da ricercarsi altrove. Ma Bizantini e Longobardi ci sono mai stati in Lunigiana e dove?
Nell’incontro di Aulla l’archeologo Enrico Giannichedda ha ricordato gli importanti scavi della zona di Filattiera che hanno messo in luce a Montecastello una grande caserma ed una chiesa di epoca bizantina, ma poco frequentate e, assieme agli insediamenti di Castelvecchio, fortificazioni in palizzate con i pochi reperti archeologici bizantini e longobardi fanno ritenere la nostra zona un’area di transito, più che un vero e proprio limes difensivo costruito dai Bizantini per far da barriera alla discesa longobarda . Del resto i vari studiosi hanno rimarcato come non sempre tra i due popoli ci fosse un muro contro muro, bensì complessi interscambi ed anche secondo il prof. Cosentino, Montecastello sembra configurarsi come un luogo di sosta di truppe di passaggio.
Che i rapporti tra Bizantini e Longobardi siano stati complessi e non sempre conflittuali lo ha affermato Ermanno Arslan sulla base dei rinvenimenti monetari di Luni: nel più straordinario complesso di monete del nostro paese compaiono a centinaia monete dei due popoli e Luni si configura come una sorta di mercato libero dove confluivano più monetazioni, luogo così importante e cosmopolita che i vescovi di Luni saranno poi i soli ad emettere monete.
Angelo Ghiretti presentando i ritrovamenti di monete romane nel pontremolese, in direzione Valoria-Sorano, ha annunciato nella zona tra la strada e Monte Castello l’esistenza di un toponimo (campo Roma) e di strutture che lasciano ipotizzare un insediamento militare.
Per Gianluca Bottazzi l’area di Aulla, tra Taverone e Aulella, appare meritevole di indagini archeologiche e il Boron della Tavola Peutingeriana, copia medievale di una carta stradale romana, sarebbe da individuare nel Taverone: del resto Aulla ha visto la presenza tra VIII – IX e XI secolo delle migliori famiglie della nobiltà italiana.
Il dibattito presenze bizantine e presenze longobarde è dunque tutto aperto e non lo ha risolto neppure la datazione al radiocarbonio di alcuni carboni della torre di Aulla (nella foto) che oscilla tra VI-VIII-XI secolo: quel che è singolare è la struttura della torre che per tutti gli esperti e archeologi presenti non ha confronti in tutta l’area lunigianese e nei territori limitrofi. Nessuno per ora è in grado di fornire confronti: è un manufatto di grande perfezione costruttiva e bellezza formale, frutto di una ricca committenza e opera di maestranze di prim’ordine, che conserva intatti fascino e mistero.
(Riccardo Boggi)