L’albergo diurno Venezia a Milano

Conservare e innovare ispirano i progetti di Maria Sofia Ruschi Noceti e Paola Marpillero architette: presentata a Pontremoli la loro tesi di laurea magistrale

14diurno_Venezia_MilanoIn occasione delle Giornate FAI del 23-24 marzo, accolte con strepitoso interesse a Pontremoli, è stata presentata la tesi di laurea magistrale in architettura al Politecnico di Milano discussa da Maria Sofia Ruschi Noceti pontremolese e Paola Marpillero udinese. Un lavoro a quattro mani dal titolo “Conservare la memoria. Metaprogetto per la valorizzazione dell’albergo diurno Venezia a Milano”.
Nella presentazione le due amabili giovani architette comunicavano, oltre alla competenza tecnica e linguistica, consapevole entusiasmo per i progetti elaborati. L’oggetto studiato è l’albergo diurno “Venezia” in piazza Oberdan a Milano, un gioiello sotterraneo con struttura in stile liberty di 1200 mq. realizzato dal 1923 al 1925 con grande salone che accede alle terme e due navate laterali.
Gli alberghi diurni all’epoca erano tanti e rispondevano alle esigenze igieniche e sociali di chi viaggiava, ma anche dei residenti perché non in tutte le case c’era acqua corrente e il bagno; nelle tipiche case di “ringhiera” del milanese ancora negli anni sessanta si potevano trovare servizi comuni nel cortile. Gli alberghi diurni si cominciò a costruirli dal 1910, progettati anche da grandi architetti, con impiego di materiali pregiati, arredi e decorazioni eleganti.
14diurno_Venezia_Milano1Erano luoghi di passaggio, svago, incontri. Ne rimangono pochi esemplari perché l’uso si è ridotto col mutare delle modalità di vita, oggi suppliscono i centri commerciali o i bar; molti sono stati inglobati in nuove costruzioni, a Milano alcuni distrutti per costruire la Metropolitana.
Maria Sofia e Paola hanno studiato l’edificio nella sua storia per conservarne la memoria e poi hanno presentato ipotesi e sette metaprogetti, appunto, di trasformazione dell’albergo adattandolo ad altre destinazioni d’uso, partendo dalla specificità di essere una struttura sotterranea, con la necessità di considerare l’aerazione, la diffusione del suono, specialmente nell’ipotesi di fare stanze per la musica.
La proprietà è del Comune di Milano che intende ristrutturarlo e salvarlo da umidità e mancanza di aria. La tesi discussa ha due punti di forza: l’analisi documentale per conservare la fisionomia fisica del monumento e la vivacità creativa nel pensare soluzioni per la sua valorizzazione concreta, calata nelle esigenze di oggi ma anche bella da vedersi.
Due giovani sagge, quindi, che non hanno seguito certe suggestioni di ristrutturazioni iconoclaste, in stridente contrasto col contesto in cui sono collocate, non rare da vedersi.

(m.l.s.)