Meno consumismo e più fratellanza per recuperare la spiritualità del Natale

Quel Bimbo di Betlemme…

Gerrit Van Honthorst: L'adorazione del Bambino. Galleria degli Uffizi, Firenze
Gerrit Van Honthorst: L’adorazione del Bambino. Galleria degli Uffizi, Firenze

Un fatto è accaduto. Un fatto che ha diviso, per sempre, la storia in prima e dopo Cristo. Perché un Bambino è nato a Betlemme e gli uomini contano gli anni rifacendosi a Lui. Eppure quel Bimbo è povero, di povera mamma. Nasce fuori casa, in una grotta adibita a stalla. Da allora, però, il Natale è festa di speranza, perché avviene una nascita; un inizio; un qualcosa che può farci guardare al futuro con fiducia nonostante i gelidi venti dell’odio, della violenza, dell’egoismo, dell’ingiustizia, della chiusura nei confronti di chi è meno fortunato di noi , per i motivi più svariati. Capire Gesù che nasce significa capire, in primo luogo, che Dio ci ama, senza “ma”e senza “se”. E significa anche capire che dobbiamo educarci ad accogliere i fratelli, nelle loro differenze e diversità attraverso il dialogo costruttivo: presupposto di ogni rapporto civile a vantaggio di un mondo più a misura d’uomo, con qualche sfumatura colorata che fa bene al cuore. Non ci si può capire se non ci si confronta, se non si accetta l’altro con idee diverse dalle nostre. Viviamo in un mondo in cui abbiamo moltiplicato le chiacchiere e vanificato il valore e l’essenza della parola. “Blateriamo” molto, ma diciamo poco allargando la forbice della distanza e dando stura all’individualismo sterile e pericoloso. Anche i mille mezzi di comunicazione di massa ci sommergono di infiniti messaggi, spesso inutili poiché non ci rendono sensibili ai problemi del prossimo, né ci sollecitano a vivere sani rapporti di concreta condivisione, spronandoci a fare scelte coraggiose, non in linea con le mode imperanti, per il bene comune. Il mistero del Natale ci racconta, da oltre duemila anni, la fraternità umana poiché l’Incarnazione investe l’intera umanità: donne e uomini, creature nuove, in quanto figli di Dio e, quindi, fratelli in Gesù. Ancora una volta il Signore nasce tra quelli che soffrono, tra gli immigrati che rischiano la vita sulle carrette del mare, tra i senza tetto, i disperati, gli ultimi, gli scartati da una società con la puzza sotto il naso. Nasce nei cassonetti dove vengono gettati, come rifiuti inutili e da distruggere, ancora neonati innocenti. Ed allora sforziamoci di fare silenzio attorno a noi e , soprattutto, dentro di noi per sentire la voce flebile e forte che proviene dalla grotta di Betlemme. Per seguire, senza indugio, la Luce vera, farle spazio nel cuore e dare, alla nostra esistenza, la giusta virata per altrettante giuste azioni. Ed il Natale 2016 sarà davvero il compleanno di quel Bimbo per il quale, in una notte unica e speciale, gli angeli hanno cantato “Gloria a Dio nell’alto dei Cieli e Pace in terra agli uomini di buona volontà”. Ivana Fornesi