
Lo spettacolo delle ragazze dell’Istituto Penale Minorile di Pontremoli
È ormai consolidata l’iniziativa di fare della scena, della recita teatrale un punto di forza dei vari progetti di recupero delle ragazze dell’Istituto Penale Minorile di Pontremoli, unico per tutto il territorio nordoccidentale italiano e della nostra provincia. I registi Paolo Billi ed Elvio Pereira De Assunçao, con aiuto di Maddalena Pasini, su suggerimento del direttore dell’Istituto, quest’anno hanno scelto un teatro di parola e non di azione; una scelta difficile perché richiede un laboratorio di scrittura del testo, la memorizzazione, la costruzione scenica, tutti tempi lunghi di preparazione per registi che vengono da Bologna.
La sfida però è stata affrontata e il risultato è stato ottimo. Già alla prima delle tre rappresentazioni, l’11 ottobre al teatro Della Rosa, la sala era piena e gli applausi sono stati tanti, forti e sinceri. Ad apertura di sipario la sorpresa dell’apparato scenico creato da Irene Ferrari, semplice, di tono essenziale per dire tante parole emozionali e critiche nell’iterata invocazione “padre”.
Scivolando su un piano inclinato verso un padre muto alle loro invocazioni Elena, Silvia, Giulia, Lenka, Laura, Suada, Elena e con Ioana Buftea ed Eleonora Cavellini hanno comunicato le loro attese deluse, i divieti, la freddezza e l’incomprensione del padre di fronte al loro grido di amore e di ascolto. Erano brave nell’interpretazione dei testi, da loro realizzati la primavera scorsa con una classe dell’Istituto “Belmesseri”: recitavano senza indugi di memoria e con molta forza espressiva, forse con richiami a esperienze personali, anche se la drammaturgia era sottotitolata “Una giostra shakespeariana” perché aveva innesti, a maniera di siparietti, di riferimento a personaggi femminili delle opere del grande autore inglese (Cordelia a cui importa il negletto padre re Lear, Regan, Gonerilla, Rosalinda, Celia, Ofelia).
Uno spettacolo di “crudezza dolorosa per i padri” assenti e senza parole, irrimediabilmente perduti di fronte ai sorrisi, le urla, i sussulti, i consigli delle loro giovani figlie, vitali e impegnate a costruirsi il loro futuro, spesso ironiche, una dimensione mentale resa bene dai cappellacci dei pazzi e dei buffoni delle tragedie di Shakespeare con cui si sono presentate in scena e in un continuo scivolare e roteare come una giostra, come un girotondo, dove si sono inseriti come giudici del muto padre /Alberto Santini) due giovani pontremolesi, Lorernzo Borelli efficace “poeta” e Simone Delucchi agitato contestatore.
Lo spettacolo è andato in scena con l’organizzazione di Enrica Talamini, ufficio stampa gestito da Anna Fantinel, coordinamento di Amaranta Capelli, aiuti e tirocini di Cristina Adinolfi e Noemi Giannerini. Progetto del Centro Giovanile “mons. Sismondo” di Pontremoli e della Cooperativa sociale “Teatro del Pratello”; sostegno del Ministero della Giustizia, collaborazione del Comune di Pontremoli.