“Rifugio”: un libro di Dina Nayeri su intercultura ed accoglienza profughi

24libro_RifugioDina Nayeri è una scrittrice iraniana, fuggita durante la Rivoluzione. Da allora sono passati quattro decenni. Vive in America dove ha studiato e dove continua ad impegnarsi per le donne. Nonostante il lungo, faticoso cammino percorso e l’aumento delle opportunità, rispetto al passato, molte cose restano da cambiare affinchè le donne siano davvero riconosciute “persone al femminile”.
Sovente, sui mass media, assumono particolare rilievo episodi, analisi, statistiche riguardanti l’immigrazione e, soprattutto, il “sentire” della gente in ordine alla presenza di culture diverse nella nostra società. E non solo. Si parla di immigrazione quasi sempre per stigmatizzare la particolarità del fenomeno; l’incontrollabilità dei processi delinquenziali, la scarsa simpatia nei confronti di chi arriva da altre terre. 
Gli uomini parlano di potere, di supremazia e, qualsiasi cosa facciano, viene scusata, tollerata, giustificata. Ma è arrivato il momento del riscatto. Le donne, per prime, devono essere consapevoli della loro preziosità , devono volersi bene e pretendere rispetto.
Nayeri ha scritto due romanzi, molto apprezzati. “Tutto il mare fra noi”, tradotto in quattordici paesi ed il secondo, uscito da poco in Italia, (Ed. Piemme), dal titolo “Rifugio”. La scrittrice parte dalla definizione etimologica del termine “esule”. “Persona senza patria che si muove nel Paese in cui è accolto. È un modo di sentire molto specifico. Specialmente se si tratta di un esule politico. Ognuno di noi, prosegue, credo sia esule in quanto ci muoviamo da quello che siamo stati verso quello che saremo. Siamo tutti migranti dal passato al presente”.
Parole che ci aiutano a guardare esuli e migranti con gli occhi del cuore. Si tratta di ravvivare le ragioni della convivenza e saper accogliere quello che gli altri ci portano, mantenendo salde le nostre tradizioni e la nostra cultura. Urge una mentalità di cambiamento che ci permetta di interagire con sistemi di significato differenti, imparando ad attribuire valori e significati all’esperienza propria ed altrui, facendo incontrare le culture, lungi dagli stereopiti e dai pregiudizi che ci condizionano.
Aprirsi alla prospettiva interculturale significa elaborare un nuovo progetto di società, quella della convivialità delle differenze. La Scuola può e deve divenire il cantiere dove si pongono le basi di una nuova cittadinanza locale, nazionale, europea, planetaria. Nel libro “Rifugio” si coglie la nostalgia della lontananza dal luogo natìo. Le radici non si possono recidere così come non si possono scordare i legami dell’anima.
Chi ha la fortuna di nascere, e vivere, in Paesi sicuri ha il dovere di impegnarsi per scrivere una storia inedita, e già cominciata, che comprenda il diritto di ogni popolo ed etnia ad esistere. Cooperando affinchè i confini non siano limiti invalicabili, ma strade per dialogare.

Ivana Fornesi