La Via Crucis di Antonio Bazzoni:  un ritorno che ci commuove

Sabato 12 aprile, nella Sala delle Muse ad Aulla, inaugurata la mostra delle quattordici tavole del pittore e scultore romagnolo mai più esposte dal 1988

Sabato 12 aprile dopo quasi quarant’anni, la Via Crucis del pittore e scultore Antonio Bazzoni è tornata a essere esposta al pubblico nella suggestiva cornice della Sala delle Muse. Una mostra che non è solo un evento culturale, ma un’occasione di memoria, spiritualità e riscoperta collettiva.
Questa serie di quattordici tavole, dipinte a olio con intensa delicatezza, venne presentata per la prima volta nel 1988, grazie all’iniziativa dell’allora Comune di Aulla e di Riccardo Boggi.
Oggi, grazie all’impegno congiunto degli Amici di San Caprasio, dell’Assessorato alla Cultura, dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali e della famiglia dell’artista, l’opera torna a parlarci con una forza nuova, come se il tempo non avesse fatto che aumentarne l’intensità.

La mostra rimarrà disponibile gratuitamente
sino al 27 aprile dalle 16 alle 18

Antonio Bazzoni, nato a Ravenna nel 1918 e trasferitosi ad Aulla nel 1956, ha attraversato il Novecento con uno sguardo artistico profondo. La sua formazione classica e l’esperienza personale si riflettono in una produzione pittorica capace di emozionare ancora oggi. I volti e le mani delle sue figure religiose sembrano uscire dalla tela, per parlarci del dolore e dell’amore.
“Un artista con la sensibilità e la poetica di Antonio Bazzoni non poteva non essere ricordato proprio con la sua opera più straordinaria”, le parole del sindaco Roberto Valettini, che con la delegata alla cultura Maria Grazia Tortoriello ha fortemente questo evento. “Che questa mostra sia esposta nel periodo pasquale e di Giubileo nella Sala delle Muse ha un significato simbolico.
È l’arte che si fa riflessione, spiritualità, racconto condiviso”. La Via Crucis di Bazzoni non è una semplice rappresentazione iconografica. È una meditazione su Cristo e sull’umanità. Nelle sue tavole, il dolore è “sospeso e quieto”, mai gridato. È un dolore che interroga e accompagna.
Il Cristo rappresentato è vicino, idealmente umano, “sbigottito come qualsiasi essere degno su questa terra”, come scrive Giuseppe Marotta nel testo che accompagna la mostra. Ottavio, figlio dell’artista, ricorda: “Mio padre ha sempre ammirato la figura di Gesù. Nel suo donarsi al prossimo ha visto la più alta testimonianza che l’umanità dovrebbe perseguire. Ogni volto lo commuoveva. Ritrovo frammenti di famiglia, di dolore, ma anche di speranza e forza”.
Una testimonianza intima che restituisce all’opera un valore ancora più autentico.
Come sottolinea don Emanuele Borserini, direttore dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali, questa mostra “non è solo una rievocazione, ma una vera e propria proposta di dialogo con il presente”. In un’epoca dominata da immagini veloci e superficiali, le tavole di Bazzoni costringono a fermarsi, a guardare davvero, a sentire.
La vita di Antonio Bazzoni è la parabola di un uomo che ha vissuto con passione l’arte e la spiritualità. La sua pittura, vicina all’impressionismo ma profondamente personale, è stata apprezzata in tutta Italia e anche all’estero.
Le sue case “con le finestre che sembrano occhi”, come scrive Riccardo Boggi, sono lo specchio di un’anima che ha sempre cercato di esprimere emozioni autentiche, profonde, universali. Il pubblico potrà riscoprire non solo un artista, ma anche una parte della propria storia, della propria identità.