“Fratelli tutti” nella straordinaria partecipazione ai funerali del Papa

Non solo 170 delegazioni di Stato, ma anche rappresentanti religiosi e 400 mila fedeli alle esequie di Francesco. Il Cardinale Re: in lui un programma e uno stile ispirato “allo spirito di San Francesco d’Assisi”. La Chiesa sia “una casa per tutti”, dalle porte sempre aperte.

Il funerale di Papa Francesco officiato dal card. Giovanni Battista Re in piazza San Pietro (Foto Vatican Media/SIR)

La sua volontà era che fosse un funerale dignitoso ma non più di quello di “ogni cristiano”. Doveva essere l’incontro di un Vescovo col suo popolo e il ritorno di un Padre tra i suoi figli. Sembrerebbe l’incipit di cronaca di un qualsiasi rito esequiale. Se non fosse che il funerale in questione è quello di un Papa.
In piazza San Pietro sabato 26 aprile sono intervenute oltre 170 delegazioni di governo, Capi di Stato, teste coronate e politici da tutto il mondo.

Foto AFP/SIR

Le tv hanno sottolineato come, tra essi, ci fosse anche qualcuno che non sempre ha condiviso le idee del defunto: queste presenze si possono leggere come un segnale di pace, forse il primo “miracolo” che il Papa si è adoperato a compiere!

Quello però che sarebbe interessato al compianto Pontefice è la straordinaria partecipazione di persone. Giovani e vecchi, europei, asiatici e africani, umili e dotti: “Fratelli Tutti”, come li avrebbe definiti con l’omonima enciclica. Molti hanno superato giorni di viaggio e ore di attesa ma dovevano esserci perché il Papa “della gente” se n’era andato.
Nonostante i numeri da record è stato toccante vedere la preghiera e la commozione che hanno accompagnato il giorno del saluto terreno, giorno in cui il Papa si è congedato definitivamente da tutti noi.

Il funerale di Papa Francesco officiato dal card. Giovanni Battista Re (Foto Siciliani – Gennari/SIR)

A presiedere il rito esequiale il card. Giovanni Battista Re – Decano del Collegio Cardinalizio, cui è toccato il compito di tenere l’omelia. Ad assistere anche il “nostro cardinale” Angelo Acerbi che, alla soglia del secolo di vita, sta partecipando a tutti gli incontri di consultazione o preghiera dimostrando che le sorti della Chiesa riguardano ognuno.
Le parole del card. Re hanno ripercorso i 12 anni di ministero petrino del Papa, la cui decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come “la scelta di un programma e di uno stile” su cui egli voleva impostare il suo Pontificato cercando di ispirarsi “allo spirito di San Francesco d’Assisi”.

Il corteo funebre verso Santa Maria Maggiore (Foto AFP/SIR)

Quindi una sottolineatura per il “carisma dell’accoglienza e dell’ascolto” unito ad un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi che “ha toccato i cuori” cercando di risvegliare le energie morali e spirituali. Ma anche come la Chiesa sia “una casa per tutti”, dalle porte sempre aperte.
Poi un ricordo per l’insistenza “nell’operare a favore dei poveri” e i 47 viaggi apostolici, con una menzione per quello sull’isola di Lesbo, in Messico, negli Emirati Arabi e in Iraq dove ha perorato il “dialogo interreligioso”.

La tumulazione del feretro di Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria Maggiore (Foto Vatican Media/SIR)

È stato poi detto come misericordia e gioia siano state le due “parole chiave” di Papa Francesco unitamente ai temi dei doveri e corresponsabilità nei riguardi “della casa comune” e soprattutto della pace perché la guerra è “morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole” e lascia il mondo “peggiore di come era”.
Al termine della Celebrazione Eucaristica un commosso e partecipato corteo che, lasciando il Colle Vaticano, dalla Porta del Perugino ha ripercorso i luoghi principali della città capitolina (il lungotevere, l’Altare della Patria, i Fori Imperiali, il Colosseo) per raggiungere il Colle Esquilino.
Lì, presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, luogo tanto caro al Santo Padre e a pochi metri dalla Cappella della Madonna “Salus Populi Romani”, il corpo di Papa Francesco attende la Risurrezione mentre ancora una volta la sua mano si alza per dire arrivederci e impartire un’ultima benedizione per la Chiesa, per Roma, per il mondo intero.

Fabio Venturini