Nel mondo della scuola di “Gioventù senza mani”

“Gioventù senza mani” è l’ultima fatica letteraria del collaboratore del nostro settimanale Corrado Leoni che, in modo originale, si inserisce nel filone, piuttosto vivace nell’ultimo decennio, del romanzo ambientato nel mondo scolastico.
Il rapporto tra giovani e adulti, tra istituzione scolastica e società o la transizione dall’adolescenza e l’età adulta sono stati oggetto di diversi libri in Italia, alcuni dei quali hanno avuto un notevole riscontro editoriale e di critica. Leoni, origini trentine ma lunigianese di adozione – vive stabilmente a Casola da oltre un ventennio – conosce il mondo della scuola per essere stato insegnante di materie economico-aziendali negli istituti tecnici del levante ligure e descrive il mondo educativo attraverso la figura di Anna, una docente riservata e severa con se stessa nel rispetto dei propri doveri, attenta osservatrice delle dinamiche sociali e propugnatrice di una scuola più moderna e in grado di formare le giovani generazioni attraverso i valori della fiducia e dell’autodeterminazione propri dell’educazione antiautoritaria del pedagogista britannico Alexander Neill.
È nel corso di una cena di classe di fine anno che Anna, dialogando con i suoi alunni e con i colleghi solleva temi legati alle lotte sindacali, parla di riforme mancate e riuscite della scuola e ripercorre tramite la sua vita i cambiamenti sociali occorsi dagli anni Cinquanta all’inizio del nuovo millennio: la condizione della donna, la conseguente la rivoluzione femminista, il fenomeno dell’immigrazione, le trasformazioni del mondo del lavoro attraverso il percorso professionale del padre, i mutamenti nella morale sessuale.
Sono temi che Leoni lega al tema che regna in quegli anni nelle sale insegnanti delle scuole italiane: la riforma dei cicli scolastici promossa dai ministri Berlinguer e De Mauro, che verrà archiviata e mai attuata, privando le giovani generazioni di una “cassetta degli attrezzi” in grado di fornire loro gli strumenti per affrontare le sfide della vita.
Come se le mani, simbolo di azione e di creatività, fossero state rimosse. E con esse, è rimossa l’idea di una scuola e una società in cui la libertà individuale possa davvero realizzarsi anziché rimanere intrappolata in una educazione persuasiva scambiata per antiautoritaria che, anziché promuovere il cambiamento, lo cristallizza nelle dinamiche di un sistema che, secondo l’autore, riduce l’uomo a “un eterno bambino, il cui unico desiderio sia sempre più e in continuazione nel consumare cose migliori”.
Nel quadro di una società che sembra rimanere immobile nelle sue strutture sociali, il viaggio di Leoni attraverso la storia e la società italiana visto con gli occhi di Anna offre, oltre all’analisi critica, elementi di speranza, un orizzonte di salvezza: il cambiamento è ancora possibile.
Così come il corso della vita dell’insegnante mostra, l’impegno, la determinazione e il coraggio di sognare possono modificare una realtà personale che sembra plasmata solo dal progresso tecnologico e dalle dinamiche sociali.

Davide Tondani