
Missione oggi è il nome del periodico mensile edito dai Saveriani, una delle nostre principali Congregazioni missionarie. Il condividere con P. Adriano Armati il Progetto “Laudato si” in Camerun mi ha permesso di approfittare, l’estate scorsa, dell’ospitalità del loro Centro Culturale di Brescia, e di incontrare P. Mario Menin, direttore della rivista suddetta.
Da qualche tempo, P. Menin sostiene l’interessante tesi che, ad una società liquida (come illustrata da Zygmunt Baumann), non può che proporsi una “missione liquida”: in effetti, le vocazioni missionarie, nel mondo occidentale, stanno affievolendosi, e tutte le strutture formative pensante per l’invio di consacrati sono come svuotate, inadeguate alle sfide che la rivoluzione digitale impone (anche in Paesi in evidente ritardo tecnologico.
Dobbiamo dunque rinunciare alla missione, proprio mentre il mondo si rivela, concretamente, un grande villaggio globale? O piuttosto concentrare le energie superstiti nella rievangelizzazione di Paesi che già vent’anni fa, in apertura del Conclave il 18 aprile 2005, Benedetto XVI affermava asserviti alla “dittatura del relativismo”?
Nella mia decennale esperienza in Camerun trovo invece la conferma che la “missione liquida” è una straordinaria opportunità: parlo di laici in età matura, con una Congregazione o Comunità di riferimento, ma anche semplici battezzati che, in un momento della vita, decidono di trasmettere il loro know-out esistenziale per un’opera di testimonianza verso i piccoli e poveri delle periferie del mondo, testimonianza che può dis-piegarsi nei più diversi ambiti.
“… Se ti chiudi nelle tue comodità, questo non ti darà sicurezza, i timori, le tristezze, le angosce appariranno sempre. Chi non compie la propria missione su questa terra non può essere felice, è frustrato. Quindi è meglio che ti lasci inviare, che ti lasci condurre… In qualche modo, devi essere missionario, missionaria…” (Dilexit Nos).
Come ho constatato, questa sorta di incursore non fatica a trovare una retroguardia di amici ed estimatori, capaci di un supporto continuo in preghiere e materiale, consigli ed intuizioni. Niente più di ingessato, dunque, ma una risposta proveniente da una piattaforma di sensibilità che chiedono solo di dis-piegarsi: una risposta al nuovo autoritarismo satellitare che costruisce muri per meglio sparare su chi li attraversa.
Naturalmente, non si può generalizzare, non possono che essere diversi gli approcci alle multiformi realtà socio-culturali: per quanto ho capito dell’Africa, il famoso detto di Daniele Comboni (“Solo gli Africani salveranno l’Africa”) va semplicemente rovesciato: solo l’Africa, con le sue immense risorse erose dalla corruzione e saccheggiate dalle multinazionali, potrà salvare gli africani, insieme alla sua residua umanità.
Si tratta di far loro comprendere che la povertà non può essere surrogata dai falsi miti di una società sempre meno sazia e più disperata, strappando loro anche le radici, ma piuttosto in una ragionevole sobrietà, vocazione che, se ben compresa, può diventare naturale per queste latitudini.
La sobrietà, vissuta con libertà e in maniera consapevole, è liberante… Si può vivere intensamente con poco, soprattutto quando si è capaci d’apprezzare altre cose trovando soddisfazione negli incontri fraternité, nel servizio, nel dispiegamento dei propri talenti.” (Laudato si’) Accompagnandomi all’uscita, P. Menin mi dice, a pochi passi dal cancello: “Qui, è nata la Tipografia Artigianelli”… in una sua propaggine di Val di Magra, tra le altre cose, si stampava “Il Corriere Apuano”, ed ho intravisto, d’emblée, un mondo che non c’è più, ed un altro che lo sta rimpiazzando, mentre prosegue il pellegrinaggio della speranza.
Fiorenzo Simonelli