Camminare insieme nella speranza

Il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima.
Il camminare cristiano richiama la conversione, ma chiede anche di non dimenticare quei tanti fratelli e sorelle che anche oggi fuggono da situazioni di miseria e di violenza e che vanno in cerca di una vita migliore

Uno striscione con il volto sorridente di Papa Francesco esposto all’esterno del Policlinico “Gemelli” a Roma
(Foto ANSA/SIR)

Il messaggio inviato da Papa Francesco in occasione della Quaresima (che quest’anno si inserisce nel singolare contesto dell’Anno giubilare) offre a tutti i credenti un percorso di riflessione su cosa significhi camminare insieme nella speranza e scoprire gli appelli alla conversione che la misericordia di Dio rivolge a tutti noi – come persone e come comunità.
Anzitutto, suggerita dal titolo del Giubileo Pellegrini di Speranza, il Santo Padre propone un’analisi sul verbo camminare. Il camminare cristiano infatti – ripercorrendo i testi biblici del viaggio degli israeliti verso la terra promessa – richiama la conversione. Ma chiede anche di non dimenticare quei tanti fratelli e sorelle che fuggono da situazioni di miseria e di violenza, in cerca di una vita migliore per sé e i propri cari.
È così che come “buon esercizio” quaresimale il Papa chiede a tutti di confrontarsi con la realtà concreta di qualche migrante o pellegrino. Da questo incontro è bene lasciarsi coinvolgere per scoprire cosa Dio chieda per diventare “viandanti e viaggiatori” migliori verso la casa del Padre.
Quindi le parole del Pontefice si addentrano nel significato dello “stare insieme” cristiano. Un significato che porta a rimarcare la sinodalità come vocazione della Chiesa. I cristiani – afferma – sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari.
Non viaggiare in solitudine – sottolinea ancora il Papa – significa procedere “fianco a fianco”, senza calpestare o sopraffare l’altro, senza covare invidia o ipocrisia, senza lasciare che qualcuno rimanga indietro o possa sentirsi escluso. Andare nella stessa direzione e procedere verso la stessa meta è un esercizio che conduce ad ascoltarsi a vicenda, con amore e pazienza.
Il Papa con questo concetto ci invita a riscoprire, nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nei luoghi in cui lavoriamo, nelle comunità, se siamo capaci di camminare con gli altri. E dal cammino la necessità di aprirsi ad un ascolto che porti a vincere la tentazione di “arroccarci nella nostra autoreferenzialità” e di badare soltanto ai nostri bisogni.
Questo percorso è necessario sia affrontato anche come “conversione alla sinodalità” per vescovi, presbiteri, consacrati e laici, in un atteggiamento di accoglienza e gesti concreti verso sia chi si avvicina a noi, sia quanti sono lontani perché tutti possano sentirsi parte della comunità cristiana.
Infine il Papa sprona ad una terza chiamata di conversione: quella della speranza come fiducia in Dio e nella sua grande promessa, la vita eterna. Da qui l’intento a considerare l’aiuto di Dio come “spinta” a leggere gli eventi della storia e come “impegno” per la giustizia, la fraternità, la cura della casa comune – facendo attenzione che nessuno venga “lasciato indietro”.
La speranza – conclude – si fa “ancora dell’anima” in cui la Chiesa può pregare e attendere perché tutti gli uomini siano salvati e uniti a Cristo, suo sposo, nella gloria del cielo.

Fabio Venturini