
Un territorio, gli eventi di ieri e la crisi climatica di oggi. Nel pomeriggio di sabato 15 febbraio in tanti ad Aulla hanno affollato la sala consiliare per la presentazione del libro “Gli uomini pesce” e incontrare l’autore, Wu Ming1

Antonia è un’insegnante di geografia e si sente in secca come il Po. Sulla scia del dolore per la perdita del caro zia Ilario, inizierà un viaggio nel territorio e dentro sé stessa. Una sala consiliare piena ha accolto, sabato pomeriggio, Wu Ming 1, tornato in Lunigiana per presentare il suo utimo libro, “Gli uomini pesce” (Einaudi, 2024), nell’ambito di ‘“Alluvione. Rassegna di acque indisciplinate”, con l’organizzazione del Circolo Arci Agogo di Aulla e la collaborazione del Comune di Aulla.
L’incontro è stato moderato da Catia Castellani e Oreste Verini di Arci Agogo, le letture sono state affidate a Jonathan Lazzini, coi suoni e le percussioni curate da Massimiliano Furia. Tutti gli appassionati di Wu Ming, un collettivo di scrittori italiani fondato a Bologna nel gennaio del 2000 dagli autori del romanzo Q, accorsi per ascoltare l’autore del libro, che l’ha raccontato con estrema precisione, pur lasciando spazio al mistero che lo avvolge.
“Le recensioni colpiscono anche me – ha esordito lo scrittore noto con lo pseudonimo Wu Ming1 – il libro gioca sul fantastico, l’ipnotico, l’onirico e il perturbante, sono sorpreso da come reagiscono i lettori e da quello che scrivono come commento”.

“Il protagonista è un territorio, da Ferrara fino al delta del Po, il mio territorio di nascita – ha proseguito – un luogo stranissimo, destinato a essere sommerso, entro il 2100, a causa dell’innalzamento dell’Adriatico. Ecco perché va cantato. Assieme alla crisi climatica, che ci costringe a guardarci indietro per conoscere meglio le scelte fatte. Il libro però si proietta in avanti: rivisitare il passato serve ad affrontare il futuro”.
Grazie alle letture di Lazzini, chi non ha ancora letto il libro ne ha avuto un assaggio, con approfondimento dell’autore.
“Tre i piani temporali – ha aggiunto – quello principale è l’estate 2022, caratterizzata da una grave siccità. Antonia ha vissuto male la pandemia, riporta traumi precedenti non superati, soffre di angoscia climatica, si sente in secca come il Po. Soffre un lutto, la perdita di Ilario, l’amato zio, partigiano, regista, sceneggiatore, pittore, ecologista. Antonia si ritrova con segreti che lui aveva mantenuto per quasi un secolo e poi scopre davvero chi fosse questo zio amatissimo, che lei pensava di conoscere bene. Diversi misteri di Ilario sono legati al periodo di guerriglia palustre, una resistenza pochissimo raccontata”.

Antonia inoltre scopre di aver ereditato una casa nel Delta e un memoriale inedito sugli eventi del 1944-45. In quelle pagine la giovane intravede la chiave per comprendere la vera identità dell’ultimo partigiano ferrarese. Spinta dall’amore per lo zio, inizia un’indagine che la porterà a esplorare le vicende del passato e, al contempo, a confrontarsi con sé stessa. Nel libro ci sono molti spunti di riflessione: il territorio, il cambiamento climatico, i braccianti, il fascismo, l’industrializzazione dell’agricoltura, le bonifiche, i corsi d’acqua che vengono scoperti solo quando esondano.
“Abbiamo perso la capacità di ascoltare il territorio – ha cconcluso -, soprattutto i nomi dei luoghi e dei fiumi. Antonia racconta il 2022, la resistenza si trova nei documenti che legge lei, ci sono poi gli interludi, centrati su Ilario. Per la prima volta abbiamo un io narrante donna, non è stato semplice immedesimarsi. I protagonisti di oggi sono tutti schiacciati da un trauma, sono alle prese con dolori psicologici e fisici che non si superano. Lei alla fine ritrova sé stessa e il suo corpo, superando il distanziamento sociale che ha provocato cicatrici. Il processo di riscoperta del territorio e del corpo fa scattare una molla e parlare di speranza”.
Monica Leoncini