
Emanate le nuove linee guida della CEI per la formazione nei seminari al fine di garantire un’adeguata formazione teologica e filosofica ai futuri sacerdoti, segno reale del donarsi di Cristo attraverso la Chiesa diocesana

Il 9 gennaio la CEI ha pubblicato il documento La formazione dei presbiteri nelle chiese in Italia; orientamenti e norme per i seminari, per rispondere alle necessità sorte nell’ambito della formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale dei futuri presbiteri, ispirandosi ad uno slancio che sia sempre più comunitario e missionario.
Ma si è reso necessario anche per garantire un’adeguata formazione teologica e filosofica ai futuri sacerdoti, fornendo loro un’adeguata formazione intellettuale e un progresso delle scienze sacre.
Il documento esprime due tempi nei quali è necessario si svolga l’iter formativo dei sacerdoti: uno dedicato alla costruzione di una “consistenza” interiore – attraverso la conoscenza di sé e lo sviluppo di una solida vita spirituale – ed uno dedicato alla scoperta del popolo di Dio, coinvolgendo direttamente la comunità cristiana.
Nel primo capitolo si delinea quale prete vada formato “nel tempo attuale e per quale Chiesa”. Ogni ministro, ordinato tramite la grazia di un sacramento e il dono dello Spirito Santo, con la propria missione diventa il segno reale del donarsi di Cristo attraverso la Chiesa diocesana.
In questo contesto il documento indica come fondamentale la fraternità e la comunione tra i sacerdoti stessi e con i fratelli e le sorelle che il Signore pone nel loro cammino. A questo – come paradigma della vita cristiana – fa eco la liturgia, con l’intento di vivere lo spazio quotidiano che ogni seminarista e sacerdote devono occupare per conformarsi a Cristo.
La parola chiave è espressa dal verbo “camminare” che delinea discepoli che pongano la fiducia nel Signore, riscoprendosi portatori di benedizione.
Il secondo capitolo del documento si dedica invece ad approfondire il tema della pastorale giovanile e vocazionale riscoprendo in primo luogo la dimensione dei Seminari minori (un tempo attivi in ogni diocesi) come luoghi dove testimoniare la carità e il Vangelo, anche mediante forme di gioco e specifici laboratori. Sarà dunque importante tener conto del contesto storico nel quale siamo chiamati a vivere ma non bisognerà trascurare la testimonianza diretta (fatta di gioia, libertà e passione) che un sacerdote o un seminarista possono portare.
Il terzo capitolo affronta le quattro tappe utili ad un itinerario verso il sacerdozio. La prima tappa, propedeutica e della durata di un anno, prevede un attento discernimento che precede l’ingresso in seminario, in cui sarà valutato il profilo umano degli aspiranti, la loro esperienza di fede e di Chiesa, la salute fisica e psichica.
In questa fase sarà necessario che si delinei una dimensione affettiva e sessuale che esprima, per il seminarista, il concetto del dono di sé, che si protrae tramite il celibato e riscopre la castità di ogni sacerdote, attraverso la liberazione “dal possesso” in ogni ambito della vita.
La seconda tappa, biennale, prevede la formazione di una “consistenza” interiore che invoglia ad una conversione e ad uno stile missionario, mettendosi alla scuola di Gesù – Maestro.
Al termine di questo periodo è possibile l’ammissione dei seminaristi tra i candidati agli ordini sacri. Seguirà quindi una tappa di quattro anni che mira ad un graduale inserimento nella pastorale diocesana che prenderà forma con il lettorato, l’accolitato ed infine l’ordinazione diaconale.
Infine la tappa dedicata alla sintesi vocazionale (della durata di un anno) che prevederà – mediante un confronto con i formatori – l’inserimento del diacono nel contesto ecclesiale e pastorale della diocesi dove si troverà a vivere. A questo punto come méta formativa e vocazionale sarà possibile valutare l’ordinazione sacerdotale.
Il documento spende poi alcune parole per le vocazioni adulte, per le quali è doveroso predisporre un accurato discernimento che motivi l’autenticità e l’idoneità delle intenzioni, e affronta la tematica del rapporto col mondo digitale che deve essere abitato con consapevolezza e sapienza, riconoscendo le opportunità delle situazioni in modo da ricondurlo sempre a ricercare un rapporto personale con Gesù.
La finalità del percorso formativo così delineato è condurre il seminarista ad “uscire da sé stesso” per andare verso il Padre e gli altri impegnandosi a realizzare una sintesi interiore, serena e creativa, tra forza e debolezza, attraverso un percorso che porti il candidato ad autoformarsi e a rivestirsi di quell’umanità che è mediazione quotidiana dei beni salvifici del Regno di Dio.
(Fabio Venturini)