
Inaugurato alla periferia di Parigi il monumento all’immigrazione italiana in Francia: duemila foglie con tanti nomi. Anche di Pontremolesi

A Nogent-Sur-Marne, cittadina della periferia est di Parigi, dove un quarto della popolazione locale è di origine italiana, nella mattina di venerdì 10 gennaio è stato inaugurato un monumento nazionale di grande interesse e originalità. “C’era una volta l’Italia” è il titolo della realizzazione, opera dello scultore piacentino Louis Molinari. Si tratta di un tributo alla cultura ed alla storia dell’emigrazione italiana in Francia. A promuoverlo è stata l’associazione “Le Cercle Leonardo da Vinci” con il sostegno di numerosi figli e nipoti di emigrati italiani.
Dai 5 ai 7 milioni di francesi sono oggi di origine italiana, eredi di coloro che nel XIX e XX secolo lasciarono l’Italia in cerca di un proprio progetto di vita e di libertà e contribuirono a costruire la Francia. Alla cerimonia hanno partecipato, con il Sindaco di Nogent sur Marne Jacques JP Martin, anche rappresentanti delle istituzioni francesi e italiane: Giorgio Silli Sottosegretario al Ministero degli affari esteri che ha sottolineato il contributo degli immigrati alla crescita economica del paese, Emanuela D’Alessandro Ambasciatrice d’Italia in Francia, Jacopo Albergoni Console Generale d’Italia a Parigi, Mariachiara Prodi Segretaria del Consiglio Generale degli Italiani all’estero.

Il monumento presenta una colonna centrale, su cui appoggia la figura dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, posta sopra tre gradini che richiamano tre momenti topici: la partenza con la separazione dalla famiglia, le difficoltà del viaggio e il radicamento in terra francese. Ci sono inoltre quattro vasche a forma di mani aperte nell’atto di offrire fiori che hanno i colori delle bandiere delle due nazioni. Ed infine, ci sono i quattro alberi della vita, con 2000 foglie in acciaio inox, lucide come monete di nuovo conio, su cui sono stati incisi i nomi di altrettante famiglie di emigrati italiani. Finanziato al 96% con fondi privati, poiché oltre mille sono stati i donatori da tutta la Francia che hanno così riservato una foglia da dedicare alla propria famiglia, per la sua realizzazione sono stati necessari sei anni, dall’ideazione alla costruzione.
È presente sui marmi una citazione di Victor Hugo: “Qui prend le passé pour racine a pour feuillage l’avenir”: chi ha il passato come radice, ha il futuro come fogliame, ovvero l’importanza di ricordare il proprio passato per costruire il proprio futuro. “Erano i vostri genitori, erano i vostri nonni” si legge ancora sulla struttura, a rappresentare lo spirito di conservazione della memoria dei sacrifici dei nonni e dei padri. Una citazione dantesca, con l’evocazione della “foresta oscura” vuole inoltre rinforzare il pensiero delle sfide e degli ostacoli incontrati dai padri durante l’integrazione in una nuova società insieme al ringraziamento ad un Paese straniero che ha saputo accoglierli. È un monumento che un po’ ci riguarda da vicino, perché su alcune foglie di quegli alberi della vita sono incisi anche i nomi di famiglie partite per la Francia nel secolo scorso proprio da Pontremoli: Beghetti, Filippi, Cervara, Sardella, Sordi ed altre.

Alcuni discendenti di quelle famiglie a noi più vicine erano presenti all’evento del 10 gennaio. Secondo il loro racconto non si è trattato solo di un momento celebrativo o commemorativo ma è stato anche un’occasione di nuove relazioni. Una ripresa di contatti tra persone che avevano perduto interesse per le loro origini italiane o che, nel caso dei più giovani nipoti, neppure conoscevano la storia delle loro origini. Un evento che ha riacceso curiosità e desiderio di fare memoria storica. L’inaugurazione era inserita in un week end di eventi, visite guidate, concerti e incontri in cui si è ritrovata la comunità italiana residente. Per l’occasione anche la corale franco-italiana “Sono solo canzonette”, diretta da Paola Niggi che da anni propone a Parigi i canti della tradizione orale italiana, si è esibita davanti ad un pubblico di cinque o sei generazioni di emigrati raccogliendo curiosità, stupore e persino commozione. La memoria dell’emigrazione passata, che ha attraversato sacrifici, fatiche, successi e nostalgie, si è così rivelato un modo per favorire il confronto tra le generazioni ed un aiuto a meglio comprendere il presente e confidare nel futuro.
Severino Filippi