Ave, o croce, unica speranza: avviato l’Anno Giubilare in Diocesi

Il Vescovo, Fra’ Mario, ha guidato la cerimonia in cattedrale a Massa. Una comunità diocesana che ha saputo radunarsi e mettersi in cammino dietro la croce, riconoscendo che solo in essa c’è speranza

“Ave, o croce, unica speranza”: la chiesa di Massa Carrara – Pontremoli si è riunita attorno al Vescovo Mario per dare avvio all’Anno giubilare. Numerosi sono stati i fedeli che da tutto il territorio diocesano hanno raggiunto la chiesa di San Sebastiano da cui, dopo i riti di introduzione, si è snodata la processione dietro il crocifisso dello scultore locale Felice Palma, portato da alcuni detenuti del Casa circondariale di Massa, guidati dal loro cappellano, don Michele Bigi, e da alcuni operatori Caritas.

L’arrivo del Vescovo sul sagrato della Cattedrale di Massa per la celebrazione di avvio del Giubileo in Diocesi

Il vescovo Mario, che guidava la processione con la ferula-reliquiario, studiata e confezionata dalla Scuola del Beato Angelico di Milano, da solo, sulla soglia della Basilica Cattedrale ha proceduto all’ostensione della croce, mentre la Cappella Musicale, diretta dal maestro Renato Bruschi, e il coro guida In-Canto, diretto dal maestro Alessandro Grassi, hanno intonato il Vexilla regis. Suggestivo e trionfante l’ascesa della croce sul presbiterio, mentre un quartetto di ottoni eseguiva insieme all’assemblea l’Inno a Cristo Signore dei Millenni di mons. Giuseppe Liberto. Al di là della mera cronaca, la liturgia celebratasi la scorsa domenica a Massa potrebbe essere definita epifania della chiesa locale: una comunità diocesana che ha saputo radunarsi e mettersi in cammino dietro la croce, riconoscendo che solo in essa c’è speranza.
Quella speranza resa concreta dai detenuti che, abbracciando il crocifisso, hanno reso evidente che, seppur colpevoli, la condanna non è la parola definitiva perché Cristo, nostra speranza, è risorto anche per loro. Quella speranza e quella misericordia di cui sono portatori gli operatori della carità nell’incontro personale di tutti coloro che, nel bisogno, posso aver perduto la speranza per un futuro migliore.
Alla vigile preghiera delle clarisse del monastero di Aulla, autorizzate dal Vescovo a lasciare la clausura per partecipare alla celebrazione, si è affidata nuovamente la nostra chiesa locale perché loro, come sentinelle del mattino, possano ogni giorno affidare il ministero del nostro pastore e di tutti a Dio per intercessione dei nostri Santi Patroni.
Non sono mancati tanti ammalati che continuano sulla loro pelle a vivere la passione di Cristo: per loro la croce, vessillo di un re coronato di spine, ma risorto, è simbolo di speranza perché Gesù, medico celeste, possa curare le loro ferite.
Il giubileo ha visto la presenza anche del parroco della Parrocchia Ortodossa Rumena di Massa, padre Dragos Pavel: i rapporti con i fratelli ortodossi saranno risaldati durante alcune celebrazioni ecumeniche in questo Anno Santo, in cui ricorre il diciassettesimo centenario del Concilio di Nicea. Che il giubileo sappia portare speranza a un mondo disperato e faccia sì che noi cristiani sappiamo realmente essere uomini e donne di speranza seguendo Cristo, che, pur essendo nella condizione di Dio, svuotò se stesso lasciandosi inchiodare sul patibolo infame della croce e, vincendo la morta, ha reso lo strumento di morte degli schiavi il suo vessillo glorioso, segno di speranza per tutti coloro che ad essa volgeranno lo sguardo.

Riccardo Bassi