All’origine dei nomi dei  paesi dell’Alta Lunigiana

Presentato a Pontremoli il libro di Gianpiero Bertoni sui toponimi. Una ricerca che apre nuove prospettive di indagine

Sabato 18 gennaio, alle ore 15.30, nelle Stanze del Teatro della Rosa è stato presentato dalla prof.ssa Caterina Rapetti il saggio di Gianpiero Bertoni: Quaderno di Toponomastica. Viaggio tra i toponimi del’Alta Val di Magra, origine e significato etimologico dei nomi di luogo, edito per i tipi de Il Fiorino di Modena.
Nonostante un tempo decisamente inclemente, un folto pubblico ha potuto seguire le dovute riflessioni sulla ricerca decisamente onerosa del prof. Bertoni, come noto già sindaco di Pontremoli, che ha proposto in volume i numerosi articoli già presentati su Il Corriere Apuano dal 2001 al 2020, permettendo così di avere una visione unitaria di un impegno di notevole natura scientifica grazie alla quale si tenta, con le dovute motivazioni, di dare un significato plausibile ai nomi di quasi tutte le località residenziali della fossa tettonica dell’Alta Lunigiana.
L’introduzione della prof. Rapetti ha presentato dapprima il personaggio Bertoni, quindi si è soffermata sulla complessità della materia che resta uno dei momenti più astrusi e difficili delle indagini storiche rivolte ad un qualsiasi territorio.
Troppe le varianti, troppi i possibili appigli della più diversa natura cui affidare il significato dell’indagine, anche se non c’è dubbio che le vicende del passato, soprattutto la diversità delle popolazioni che hanno abitato un territorio diventano spontaneamente un riferimento naturale per elaborare una interpretazione.

Discesa verso la piana di Filattiera con, al centro, la pieve di Sorano

Alla base del lavoro del prof. Bertoni alcuni riferimenti fondamentali che hanno tenuto conto dello sviluppo della scienza etimologica derivante dalle approfondite ricerche sui linguaggi più antichi a partire dalla fase protoitalica per giungere ai periodi celtico, gotico e longobardo, riguardo ai quali esistono veri e propri vocabolari che permettono di avere un idea ben più chiara dello sviluppo e dell’utilizzo in ambito toponomastico di numerosi termini fondamentali per elaborare ipotesi credibili sul significato di tanti nomi di luogo.
Occorre ricordare, infatti, che la presenza bizantina prima e longobarda poi in Lunigiana, documentata storicamente da importanti siti come Sorano e Talavorno, ma non solo, inducono a ritenere che la nostra terra abbia iniziato ad assumere una sua dimensione residenziale significativa a tutti i livelli soprattutto nella fase tardo romana quando il crollo dell’impero portò alla presenza di popolazioni barbare che trovarono nella via di Monte Bardone la strada giusta per accedere all’Italia centrale.
Non è un caso, infatti, se Paolo Diacono, autore della Historia Langobardorum, riferisce esplicitamente che i Longobardi fecero un frequente uso di questa strada nella loro campagna di occupazione dell’Italia centrale, tanto che si deduce che il termine Monte Bardone derivi dell’originario Mons Langobardorum cui gli storici a seguire fanno esplicito riferimento.
Siamo ancora in una fase storica in cui chi percorreva le strade della nostra terra doveva guardare a vie di crinale o comunque di mezza costa per il pericolo rappresentato dal regime torrentizio dei tanti nostri fiumi, per cui si può ritenere che molti insediamenti collinari delle nostre vallate potrebbero avere trovato il loro inizio proprio in questo periodo. Da qui, allora anche la possibilità che la toponomastica dei diversi siti trovi la giustificazione nella lingua parlata da quelle popolazioni.
Su questa ipotesi si sviluppa lo studio del prof. Bertoni che cerca di dare una risposta plausibile alle tante domande sottintese alla diversità delle denominazioni assunte nel tempo dai nostri paesi e borghi.
Una lettura, quindi, di grande interesse che cerca di superare le tante ipotesi sviluppate nel tempo da studiosi di chiara fama tra i quali in primis Giuliani e Antiga che elaborarono le loro congetture toponomastiche su ben altri riferimenti, rimanendo però comunque nel vago e senza cercare un fondamento scientifico alle loro deduzioni. Il lavoro quindi apre un nuovo filone di ricerca, la cui fondatezza dovrà trovare ulteriori conferme visto che le riserve restano comunque numerose, ma non c’è dubbio che la strada aperta sarà sicuramente in grado di dare tante risposte agli interrogativi sul nostro passato che per tanto tempo sono rimasti senza una definizione accettabile.

Luciano Bertocchi