
Nato a Filattiera nel giugno 1926, venne ucciso in uno scontro a fuoco il 6 dicembre di 80 anni fa

Chi arriva in Piazza Castello a Filattiera deduce da una targa che quella piazza nel centro storico è in realtà intitolata a Glicerio Pagani, partigiano, caduto il 6 dicembre 1944 nei pressi di Beverino, nella bassa valle del Vara, dove la sua formazione era impegnata in un’azione che arrivava a pochi giorni dal terribile rastrellamento nazifascista di fine novembre che aveva investito tutta la zona.
Lo scontro a fuoco nel quale il giovane patriota perse la vita si verificò nell’entroterra, lungo il percorso della Statale Aurelia, quello che dalla Spezia per Riccò del Golfo e Padivarma arriva nel fondovalle del Vara per proseguire in direzione di Genova.
Glicerio era nato a Filattiera il 3 giugno 1926 e quando si era unito ai partigiani del “Picelli” era appena diciottenne; era stata un’estate difficile per quel battaglione che tra i primi si era costituito in Appennino per operare prima nel versante parmense, poi in quello di Pontremoli e Zeri, sempre impegnato in azioni pericolose ma anche necessarie per l’approvvigionamento di armi e per fiaccare il nemico.
Il primo comandante, il modenese Fermo Ognibene “Alberto” era morto a Succisa il 15 marzo 1944 nell’imboscata tesa ai patrioti dai militi della XMas giunti a Pontremoli dalla Spezia e che si erano insediati nel Seminario Vescovile.
Il secondo comandante, Dante Castellucci “Facio”, era invece rimasto vittima delle dispute tra le formazioni partigiane per il controllo del territorio alla vigilia della costituzione della IV Zona Operativa Ligure.

Dopo la fucilazione di “Facio”, ad Adelano il 22 luglio 1944, il “Picelli” si era, di fatto, sciolto e riorganizzato in una nuova Brigata battezzata “Matteotti-Picelli” e al cui comando era stato chiamato Nello Quartieri “Italiano”, lunigianese di Mocrone. Una formazione composta, infatti, da uomini arrivati dal territorio spezzino ma nella quale erano compresi anche molti che, in tempi diversi, erano saliti ai monti dalla Lunigiana settentrionale.
Glicerio Pagani era uno di questi: come ci informa il prof. Giulivo Ricci nel libro “Storia della Brigata Matteotti-Picelli” (1978), sul finire del 1943 il giovane aveva lavorato alla Spezia nella fonderia “Motosi”: un lavoro utile a sostenere una famiglia che comprendeva anche cinque fratelli più piccoli.
Lasciato il lavoro aveva ben presto aderito con entusiasmo alla Resistenza, sull’esempio di altri compaesani e conoscenti, lasciando Filattiera per le colline dall’altra parte della valle. C’era anche lui quel giorno, che per lui sarebbe stato l’ultimo, tra gli uomini scelti per una delle azioni lungo la statale Aurelia nell’entroterra spezzino.
Purtroppo nello scontro a fuoco il nemico aveva avuto la meglio: Glicerio Pagani, dimostrando ancora una volta il suo valore, restò sul posto a coprire i compagni con la sua arma automatica.
Fu ucciso con una raffica di mitra, mentre altri due partigiani, Lauro Liccia e Guido Rossi, rimasero feriti. Per il coraggio dimostrato, al giovane di Filattiera sarebbe poi stata assegnata la Medaglia d’Argento al Valor Militare. La famiglia venne informata della morte del figlio da un compagno che era con lui quel giorno, Aniello Fiondo, che aveva intrapreso quel triste viaggio fino a Filattiera per consegnare ai genitori un biglietto nel quale il figlio partigiano li informava che li avrebbe raggiunti in occasione del Natale per trascorrere qualche ora con loro.
Fiondo avrebbe poi subito lo stesso destino: venne infatti ucciso nei pressi di Dozzano di Pontremoli il 15 aprile 1945 in uno scontro a fuoco con un reparto tedesco. Sul luogo della battaglia, ai margini dell’Aurelia, appena sotto il bosco, non lontano dalla loc. Case Lodola, un cippo e una lapide ricordano Glicerio Pagani.
Paolo Bissoli