
Ecco un altro 25 novembre “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle Donne” ufficializzata dalle Nazioni Unite per commemorare l’attivismo, il coraggio, la determinazione di tre sorelle, soprannominate “mariposas”, ovvero farfalle che hanno combattuto, e sacrificato la vita, per la libertà del loro Paese, quando la Repubblica Dominicana era stretta nella morsa della dittatura.
Era il 1960. Da allora il mondo è totalmente cambiato. Ricerca, scienza, tecnologia… hanno rmodificato il modo di vivere dell’umanità. Purtroppo, però, rimane sempre più marcato il fallimento del nostro, vecchio pianeta che non vuole abbandonare patriarcato, maschilismo, prevaricazione dell’uomo sulla donna.
Esasperazione, dolore, rabbia ci fanno urlare “Basta! Stop ai continui femminicidi e agli infiniti risvolti di ogni tipo di violenza fisica, verbale, psicologica…” che, si consuma ogni giorno in ogni parte del mondo, comprese le pareti di casa che dovrebbero essere culla di amore, rispetto, premure, serenità. Un orrore senza fine; una mattanza che attraversa la storia; un “virus” terribile che deve essere estirpato creando anticorpi giusti per difendere mogli, compagne, fidanzate, madri che non possono pronunciare un “no” ad un uomo possessivo.

Il numero di donne, vittime di aggressioni e sopraffazioni, è denuncia di un fenomeno non legato a situazioni anomale neppure a gesti di folli, sinonimo di inciviltà, miseria umana, cattiveria, sconfitta per tutti. Ogni donna deve essere libera di lavorare, di scegliere, di affermarsi, di “essere libere”.
Urgono reali rapporti paritari fra uomini e donne: una battaglia che non si può permettere tregue, né essere limitata a sdegno e a lacrime. Nessuno ha il diritto di sopprimere la libertà altrui e, in primis, la vita.
Nel nostro Paese le leggi ci sono, ma spesso non vengono applicate nei modi e nei tempi giusti. Una incivile deriva che comprende pure vittime “over 70”, ammazzate dai partner dopo matrimoni o convivenze lunghe.
Da tempo si parla di educazione alla affettività, alla sessualità, alle emozioni, ma ci ritroviamo con una formazione demandata alla rete, dove tutto è ottenimento del consenso “like” , prestazione ed esibizione di potere “sei mia, mi appartieni!”.
Anche certi programmi televisivi nutrono l’immaginario con passioni e miraggi sentimentali senza fine. Le emozioni crescono, si evolvono, cambiano.
Le salite e le sconfitte fanno parte della vita per cui è indispensabile adeguata educazione, fin dai primi anni di vita, per entrare in sintonia con se stessi, con la realtà, con gli altri. Imparando che si può fallire senza che cada il mondo.
Amore e violenza non vanno a braccetto. Mai. L’amore è dono, rispetto, sacrificio, impegno, protezione… Ed allora insieme : uomini, donne, Istituzioni,famigli, Scuola, Chiesa per estirpare la violenza di genere “velenosa gramigna” che annulla presente, futuro, tutela della intangibile dignità umana e la trama corretta delle nostre relazioni.
Ivana Fornesi