Nei Musei la Cultura diventa patrimonio di tutti i cittadini

Nel Museo di San Caprasio in Aulla la conferenza del dott. Paolo Giulierini, per otto anni direttore dell’Archeologico di Napoli

Il dott. Paolo Giulierini ad Aulla, nell’incontro all’interno del Museo di San Caprasio (foto Antonio Pagani)

La cultura e la ricerca dovrebbero essere così importanti per la Repubblica Italiana che i padri costituenti le hanno inserite fra i principi fondamentali della nostra Costituzione che, è scritto, favorisce la tutela e la socializzazione della cultura e promuove la ricerca. Da qui dovrebbe quindi discendere che il grande patrimonio culturale del nostro Paese sia al servizio dei cittadini.
Anche di questo si è parlato ad Aulla, nei locali del Museo di San Caprasio, nella serata di sabato 16 novembre nell’incontro con il dott. Paolo Giulierini, per otto anni direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, tra i più grandi e importanti del mondo.
Dopo i saluti del sindaco Roberto Valettini e del direttore del museo aullese Riccardo Boggi, è stato l’architetto Stefano Calabretta ad introdurre l’ospite, uno tra i venti vincitori del concorso internazionale con il quale nel 2015 l’allora ministro Dario Franceschini aveva “rivoluzionato” il panorama delle direzioni dei più importanti musei italiani.
Per il MAN di Napoli la scelta era caduta proprio su Paolo Giulierini, classe 1969, aretino di Cortona, laurea e specializzazione a Firenze, archeologo di grande esperienza, promotore di importanti attività culturali in collaborazione con alcuni dei più importanti musei d’Europa.
E anche al MANN si era ben presto segnalato per iniziative innovative a tal punto che nel 2018, dopo i primi tre anni di direzione, era stato segnalato come il miglior direttore di Musei dalla prestigiosa piattaforma di informazione culturale “Artribune” che può contare su centinaia di collaboratori in tutto il mondo, con una rivista diffusa in tutta Italia.
All’Archeologico della città partenopea ha portato molte novità, prima fra tutte un nuovo modo di rapportarsi, con tutti. Con il personale, con i visitatori, perfino con quanti frequentavano gli esterni del grande edificio; a cominciare da quei bambini che “abusivamente” passavano molte ore a giocare a calcio negli spazi attorno al Museo.
“Ho voluto portare in quella grande realtà culturale che è il Museo Archeologico, quella cultura dell’accoglienza propria di Napoli, una città dove davvero uno si sente a casa” ha spiegato, sottolineando come in quella città non ci si impressioni per nessuna cosa, dove un po’ tutto, anche il “nuovo” diventa “normale”.
Dunque il Museo come luogo di socialità e di socializzazione, dove la Cultura può davvero diventare patrimonio di tutti i cittadini, contribuendo a migliorare la loro qualità della vita. E Napoli sembra il luogo ideale per realizzare questa sorta di utopia: il museo è infatti collocato fra due quartieri tra i più problematici: il rione di Forcella e la Sanità, dove la criminalità è alta, il tasso di scolarizzazione è inferiore al 70% e dove una istituzione museale rischia di perdere del tutto il proprio senso di esistere se non si rapporta con quanto le sta intorno.
“Un Museo può fare molto di più che conservare oggetti: può essere agganciato alla realtà. Ecco perché dobbiamo costruire comunità – ha aggiunto Giulierini – in questo modo possiamo continuare ad affermarci e a primeggiare a livello mondiale anche per la libertà che abbiamo di dibattere. Una forza della quale ancora siamo in possesso e che invece altri Paesi non hanno” pur vantando Musei modernissimi e molto frequentati.

Da sinistra: il dott. Riccardo Boggi, il dott. Giulierini, l’avv. Roberto Valettini e l’arch. Stefano Calabretta (foto Antonio Pagani)

Nell’incontro di Aulla il dott. Giulierini ha dedicato anche ad una riflessione sul modo di “raccontare” la storia attraverso le esposizioni museali: queste in genere offrono un racconto che si sviluppa secondo un percorso definito, basato su scelte scientifiche o politiche. Il rischio di “ingerenza” nella storia è dunque molto alto, perché ciascuno racconta fatti, avvenimenti e conseguenze come meglio crede.
Invece occorre farlo in modo oggettivo, tutelando anche la “storia dei vinti”, quella di tutte le popolazioni che si incontrano, anche di quelle sconfitte e non solo di quelle vittoriose. Un tema, quello della Politica, che tocca, inevitabilmente, anche la gestione della Cultura e dei Musei: dalla nomina dei direttori alla loro sostituzione (Giulierini, dopo otto anni, non è stato confermato a Napoli, nonostante una quasi rivolta generale di coloro che chiedevano rimanesse ancora visti i risultati raggiunti) fino alla loro organizzazione.
A cominciare dalla loro autonomia: oggi il numero di quelli riconosciuti come “autonomi” ha quasi raggiunto quota 60: troppi, forse il triplo di quanti potrebbero essere davvero, anche perché a parte poche eccezioni (Uffizi, Pompei, Colosseo…), nessuno di questi è in grado di autofinanziarsi e quasi tutti necessitano di ingenti contributi statali.

Paolo Bissoli