Una persona troppo perfetta

Domenica 13 ottobre – XXVIII del Tempo Ordinario
(Sap 7,7-11; Eb 4,12-13; Mc 10,17-30)

Il brano di vangelo ci parla di un tale non nominato, una persona dalla condotta irreprensibile, che fa una richiesta precisa a Gesù. Alla fine del racconto apprendiamo che questo tale “aveva molti beni”.
Il brano parallelo di Matteo (19,20) lo definisce “un giovane”, e quello di Luca (18,18) un “giudice”, un “notabile”. Noi possiamo leggervi il volto di ciascuno di noi.
1. Maestro buono. Il personaggio ha un’idea positiva di Gesù, infatti lo chiama “maestro buono”, guarda a lui come a qualcuno di cui ci si può fidare, e gli pone la domanda decisiva: “Cosa devo fare?”. La domanda lascia capire che è disposto a fare quello che Gesù gli suggerirà. Lo stesso interrogativo può essere formulato in modi diversi, ma la sostanza non cambia: Come trovare qualcosa di valore assoluto che non mi deluda?
La risposta di Gesù sottolinea due punti: se realmente hai fiducia in qualcuno per la sua bontà, hai fiducia nella sorgente della Bontà, che è Dio. Prima di tutto assicurati una relazione sincera con Dio, l’unico che è veramente buono. In secondo luogo per raggiungere qualcosa di valore occorre entrare in contatto con le altre persone con quel tipo di relazioni di equità e di giustizia espresse nei dieci comandamenti.
2. Tutte queste cose le ho osservate. L’interrogante fa presto un esame di coscienza e risponde sinceramente: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. La replica di Gesù è preceduta da uno sguardo profondo fatto della più completa simpatia umana, uno sguardo che scende fino al fondo dell’anima. Gesù vede in quel cuore semi di virtù, germi di buona volontà e generosità.
Per quanto imperfetti essi siano, fermano il suo sguardo carico d’amore; poi risponde con cinque parole rivoluzionarie: “Va’, vendi, distribuisci, vieni, seguimi”. Ciò che Gesù propone al giovane ricco (e a ciascuno di noi) è la libertà di cuore, libertà che ci fa uscire da una perfezione terrena di calcolo, e ci apre all’amore, alla misericordia di Dio, a una prospettiva soprannaturale.
3. Se ne andò rattristato. Possedeva infatti molti beni. Questo giovane è troppo perfetto per essere discepolo di Gesù; il suo concetto del piano di Dio è razionale, è proprio di una religiosità umana buona, ma che è compiacimento di se stessi e non ancora fiducia in Dio. Pur osservando la giustizia umana, non sa entrare nel disegno divino che è misericordia e solidarietà, che è conformazione a Gesù.
Anche noi spesso ci inganniamo perché seguiamo una religiosità naturale, e non siamo capaci di aprirci all’azione di Dio, il quale forse non vuole da noi qualcosa di più, ma qualcosa di diverso. Le nostre buone azioni ci privano di quella disponibilità del cuore che ci consente di cogliere il progetto divino.
Quel giovane credeva di essere disponibile, tanto che chiede cosa deve fare; credeva di essere libero, eppure non lo era, e se ne va nella sua tristezza.

† Alberto