La scorsa settimana, il passaggio della perturbazione attesa giovedì 12 si annunciava piuttosto ‘robusto’, sia per il forte divario di temperatura fra masse d’aria, quella calda preesistente e quella fredda in arrivo, sia per la consistenza del sistema frontale.
In realtà, come a volte capita, il fronte perturbato si è ‘evoluto’ al suo ingresso nel Mediterraneo dividendosi quasi in due tronconi, e di questo alcune zone, fra le quali la nostra, hanno beneficiato sia in termini di durata che di intensità delle precipitazioni.
Procedendo con ordine, martedì 10, il vecchio regime a base di caldo nel primo pomeriggio seguìto da instabilità e, infine, dal rasserenamento al tramonto, aveva avuto modo di sparare la sua ultima cartuccia. I cumuli divenuti cumulonembi avevano bersagliato con un temporale i rilievi zeraschi e mulazzesi con maggiore apporto (quasi 20 mm) a Bosco di Rossano.
Mercoledì 11, al contrario, il mutare delle correnti si era palesato con un primo calo della temperatura massima e la graduale copertura del cielo. Alla mezzanotte tra mercoledì e giovedì, ecco iniziare i primi piovaschi, intensificatisi nel corso della mattinata del 12 recando rovesci anche forti con temporali in giro e vento di libeccio.
La situazione doveva peggiorare nel pomeriggio, ma le condizioni atmosferiche, lungi da un tale sviluppo, si mantenevano all’insegna di un cielo imbronciato con residua pioviggine. All’ingresso della tramontana, gagliarda e assai fresca, i fenomeni erano bell’esauriti.
La neve era scesa copiosa sulle Alpi, mentre sulle più alte vette appenniniche riusciva appena a fare una fugacissima comparsa prima del miglioramento.
La quantità di pioggia raccolta dai pluviometri, contenuta quasi ovunque in alta Lunigiana tra i 20 e il 30 mm, risultava un po’ più copiosa in montagna, mentre nella parte orientale del bacino del fiume Magra gli apporti erano più scarsi e, in area costiera e sub-litoranea, quasi nulli.
I giorni successivi, caratterizzati da aria totalmente ricambiata, freschissima e molto asciutta, non sono però andati esenti da nuvolosità alta e medio-alta, pur godendo di un generoso soleggiamento; l’unico giorno classificabile dal cielo sereno/poco nuvoloso è stato domenica 15.
Il vento di tramontana, quietatosi in un paio di notti (nel più basso fondovalle anche tre), ha consentito la discesa delle temperature minime sotto i 10°C per la prima volta da metà giugno: ben lontane, comunque, dai record noti per metà settembre, quando in anni passati si era scesi persino a soli 2-4°C. Per lo stesso motivo, le massime si sono subito riprese toccando di nuovo i 24-25°C.
La situazione venutasi a creare, molto pesante per alcuni Paesi dell’Europa Centro-Orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Slovenia) che hanno dovuto fare i conti con eventi alluvionali e, in montagna, con nevicate precoci e molto abbondanti, si è avvertita poco sul suolo italiano, a parte una relativa influenza sulle regioni del Triveneto e sulle Alpi in genere quanto a basse temperature raggiunte.
Sulle altre regioni, si è risentito un calo termico più moderato, salvo locali eccezioni per quanto riguarda le temperature minime di alcune vallate interne del Centro Italia all’alba di sabato 14.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni