
Presentato venerdì 31 maggio, al Cinema Manzoni di Pontremoli, il libro di Fabrizio Rosi
Un incontro per omaggiare un amico, un libro per ricordare un personaggio che, pur nel suo essere orgogliosamente uomo di parte, è stato centrale nella vita della Pontremoli del dopoguerra: è stato presentato venerdì scorso al Cinema Manzoni l’ultima fatica di Fabrizio Rosi Libero Spuri. Il maestro, il partigiano, il politico (edizioni Carte Amaranto), un libro che vuole restituire il ricordo di un cittadino che ha preso parte, generosamente e attivamente, alla vita politico-sociale di Pontremoli. Spuri è stato infatti maestro elementare, partigiano durante la Resistenza e poi impegnato in politica come consigliere comunale e provinciale del Partito Comunista.
Ma è stato anche un formidabile polemista, con i suoi dazebao, affissi nelle piazze pontremolesi, con cui denunciava le mancanze, i problemi, a livello locale e nazionale, a cui l’amministrazione pontremolese o il governo nazionale non riuscivano, a suo parere, a dare una risposta adeguata.
A ricordare il personaggio, assieme all’autore, sul palco erano presenti Luciano Bertocchi e Paolo Zammori che, a diverso titolo, hanno avuto un profondo legame con Spuri. Bertocchi ha quindi tracciato il contesto della vita sociale e politica della Pontremoli in cui si muoveva Spuri, intrecciandola anche con quella che era la situazione a livello nazionale ed internazionale.
Tempi in cui la polemica politica era aspra, intensa e Bertocchi ha ricordato “come la stampa cattolica locale, in particolare Il Corriere Apuano, ogni settimana denunciava i rischi del pericolo comunista”.
Spuri, non avendo un mezzo analogo “operava le sue riflessioni, le sue denunce sui dazebao”, un metodo talvolta combattuto con numerose denunce dalle varie amministrazioni, “ma che talvolta portava dei risultati importanti in quanto spesso le critiche di Spuri erano di stimolo per l’azione della giunta in carica”.
Ma Bertocchi ha voluto poi sottolineare come l’aspetto principale era che “la pur dura polemica politica non veniva poi ad inficiare i rapporti personali. Quindi Libero era capace, dopo un consiglio comunale infuocato, di scendere in piazza e andare a bere un bicchiere da Bussè o da Bellotti, con le stesse persone con cui, fino a pochi minuti, si era accapigliato.
Perchè c’era, al di là delle differenze, il rispetto delle opinioni personali e delle persone”. “Sono riuscito a far parlare un democristiano di un comunista” ha detto con una battuta Fabrizio Rosi ricordando anche l’impegno politico di Bertocchi, ritornando poi serio ha raccontato la nascita del volume, realizzato grazie al numeroso materiale messo a disposizione dalle figlie di Spuri, ma che è nato soprattutto dalle esigenza di “tenere vivo il ricordo e fare esercizio di memoria, restituendo al presente donne e uomini del nostro passato che non devono essere dimenticati”.
Zammori ha quindi ricordato il suo rapporto di amicizia e legame politico con Spuri, nato quando era un giovane studente, discutendo con lui di tematiche politiche sia a livello locale che nazionale ed internazionale.
L’ex sindaco di Filattiera ha quindi raccontato con quale amarezza Spuri visse l’espulsione dal Pci nel giugno del ‘75 “fu fortemente combattuto tra l’obbedienza al partito e la coerenza della sua visione politica. Scelse la seconda ma fu una scelta dolorosa che gli costò molto, ma era una persona per cui la libertà e la congruenza del suo pensiero erano fondamentali”.
E ha quindi voluto lanciare un messaggio legato all’impegno di Spuri “che lo faceva anche sapendo di poter pagare delle conseguenze a livello personale. Ma ha sempre inseguito la verità cercando di difendere tutte le persone, specialmente quelle più deboli e bisognose”.
(r.s.)