“Aiutiamo i giovani ad aprirsi al dono di sé”

Nel nostro pellegrinaggio verso il Giubileo, questa settimana ci lasciamo accompagnare “per mano” da Maria. Sia Lei a farci comprendere il senso più autentico della speranza cristiana.

Mons. Giusti, vescovo di Livorno, con il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e le altre autorità comunali e regionali a Montenero (foto da facebook)

Là dove la città di Livorno cede il passo alla rigogliosa natura mediterranea, dove la vista sul porto e sul Mar Tirreno offre un paesaggio suggestivo soprattutto nelle belle giornate, “incastonato” tra il mare, la città e la collina, come “perla” tra terra e cielo, sorge ormai da diversi secoli il Santuario della Madonna delle Grazie di Montenero.
Un luogo mèta di continui pellegrinaggi (sia singoli che di gruppo) molto caro ai livornesi ma anche a tanti toscani che salgono – a piedi, in macchina o con la funicolare – per rendere lode a quella immagine tanto amata quanto splendente, grazie alla maestosa ed aurea cornice che le fa da corona.
Chi è salito almeno una volta sul colle di Montenero sa bene quanto quel luogo, custodito con amore dai monaci vallombrosani, sia scrigno di dolcezza, devozione e preghiera. In questo santuario la leggenda di quel pellegrino paralitico, che portò la venerata immagine dalla spiaggia labronica fino alla sommità del colle e lì fu guarito per la propria fede, si fonde con i tanti eventi di grazia e intercessione che ancora oggi molti fedeli tributano alla Madonna e che sono ben rievocati nella galleria degli “ex voto”.

A Montenero gli stemmi dei comuni toscani

Lo stemma del Comune di Pontremoli portato al Santuario di Montenero

Il presidente della Regione, Eugenio Giani, ha ricordato come la Madonna di Montenero sia una “figura” tanto spirituale quanto civile. Nonostante la volontà di Papa Pio XII di dichiarare la Vergine di Montenero patrona della Toscana “Mater Etruriae” sia del 1947, si può affermare che quello sia stato solo un atto formale come segno di una devozione “frutto di secoli”.
Quindi Giani ha affermato quanto sia bello rinnovare anche il culto “civile”. Un’espressione ben rappresentata nella “grotta” (sul retro del Santuario) dove sono posti tutti gli stemmi dei 273 comuni della nostra regione. Ogni anno diversi comuni, portando nuovamente il loro stemma, sentono il bisogno di rinnovare la loro fede alla Madonna di Montenero.
Quest’anno, tra i 14 comuni che hanno voluto compiere questo atto, ce ne sono ben 4 della nostra diocesi apuana: Pontremoli, Aulla, Casola in Lunigiana e Montignoso. Tre di questi sono luoghi “di confine” per la nostra provincia. Questo ci ricorda come la presenza di Maria sia sempre la più gradita e importante nella vita di Chiesa e delle comunità.

La festa liturgica della Madonna di Montenero ricorre il 15 maggio e in quel giorno è tradizione che, a turno, una diocesi toscana – quest’anno è toccato a Volterra – offra il dono votivo dell’olio per tenere “viva” la lampada che arde davanti al quadro mariano. Il mattino dello stesso giorno hanno avuto luogo diverse celebrazioni tra le quali quella presieduta dal vescovo di Livorno, mons. Simone Giusti.
Ad essa hanno preso parte diverse autorità della nostra Regione, tra le quali il presidente Eugenio Giani e il presidente del Consiglio Regionale Antonio Mazzeo. Mons. Giusti nell’omelia ha proposto un’attenta riflessione sulla società contemporanea definendola “sparpagliamento generalizzato” e mondo “disorientato” da legami deboli.
In essa si riscontrano la crisi della natalità e la fatica dei giovani ad “adeguarsi”. Già nelle famiglie – come notano diversi studi – si assiste a un “non educare” che è frutto di una cultura del “lasciar fare” ai figli purché si evitino loro contestazioni.
Il monito del vescovo di Livorno ha così auspicato la nostra società a dover risolvere questo problema non militarizzando e ricorrendo alle forze dell’ordine quanto ad educare “con gioia”. Di qui la proposta di ideare progetti che prevedano un’alternanza scuola-volontariato perché “se un giovane non impara ad aprirsi al dono di sé” non riconosce neppure l’amore: questi sono i principi per una cultura solidaristica volta al bene comune. Se vengono meno queste dimensioni la società diventa “liquida” e si assiste ad uno sfaldarsi in cui anche la politica rischia di non essere “partecipata”.
Per ovviare ad un’inclinatura della società occorre prendere coscienza del nostro poter essere dono e uscire da una visione narcisista e di individualismo. Nonostante il mutare della nostra cultura occidentale, dobbiamo accogliere questo tempo “amandolo” e cercando di scorgere quanto di bello possa offrirci.
Il Giubileo del 2025 – ha proseguito il presule – ci invita a riscoprire la speranza cioè a comprendere che c’è un “domani” che sarà meglio di “oggi”: per noi la speranza è la certezza del Signore.
Mons. Giusti ha anche ricordato come, al santuario di Montenero, avvengano fatti che ci interpellano: grazie e guarigioni, serenità, pace e salute. In tutto questo Gesù ci dice che “non siamo soli” e ci fa pensare a “chi siamo”. Il nostro ruolo è quello di una creatura che cerca la “mamma” e che ha bisogno del suo abbraccio: a Montenero troviamo Maria, la Madre, pronta ad accoglierci.

Fabio Venturini