Otto giorni dopo

Domenica 7 aprile – II di Pasqua
(At 4,32-35; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31)

Quanto più è piccola, tanto più la comunità cristiana è incisiva e punto di orientamento per la società civile, diventa veramente “il sale della terra, la luce del mondo” (Mt 6,13.14).
Perché questo si realizzi, è necessario che la piccola comunità si presenti compatta, salda nel credere senza esitazioni nell’avvenimento fondamentale, la risurrezione di Gesù. Ecco allora che Gesù ritorna appositamente per Tommaso, per togliere ogni dubbio sulla sua risurrezione.
1. Avevano un cuor solo e un’anima sola. Il gruppo dei discepoli, concorde nella preghiera e nella comunione dei beni, esprime visibilmente l’unità spirituale dei credenti. La comunità di Gerusalemme è irripetibile, ma resta l’ideale eterno e il modello a cui si ispirano la Chiesa universale, la diocesi, la parrocchia, ogni comunità religiosa, e offre spunti di riflessione anche per la famiglia, che è la chiesa più piccola. Costituisce un modello non in quanto offre ricette pronte per risolvere tutti i problemi, ma perché è stimolo per la ricerca di soluzioni nelle situazioni impreviste.
2. Abbiamo visto il Signore! Possiamo solo immaginare in maniera approssimativa quale possa essere stata la gioia e la soddisfazione con la quale i dieci discepoli diedero questo annunzio a Tommaso.
Ovviamente alla grandezza della gioia corrisponde l’incredulità, ma non per questo Tommaso viene allontanato. Anche se è difficile accettare chi la pensa diversamente, in questo caso la comunità apostolica si mostra esemplare e concede a Tommaso il tempo necessario affinché anche lui giunga alla maturazione della fede.
I soldati sul Calvario avevano diviso tra loro le vesti del Crocifisso; i discepoli nel cenacolo sono uniti in una stessa comunità materiale e spirituale. La persona di Gesù non è oggetto di accaparramento, ma fonte di condivisione, e i cristiani veri prendono esempio dai discepoli, non dai soldati.
3. Anche io mando voi. Solo chi arriva a dire come Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”, può avere la forza di diventare un cuor solo e un’anima sola con i fratelli. Uniti nella fede si diventa capaci di continuare nel mondo e per i secoli la stessa missione di Gesù che dice: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”.
La missione di chi è mandato nel nome di Gesù non è quella di cercare acquirenti per vendere un prodotto, ma quella di essere significativi nella società. Il discepolo del vangelo non è alla ricerca del consenso popolare, è fedele a un mandato che gli viene dall’alto, la sua missione di guida spirituale viene da Qualcuno che è sopra la storia.
Solo la consapevolezza di corrispondere a una chiamata, e nessun calcolo umano, guida e motiva tale scelta, e neppure lo potrebbe.
Per questo bisogno diffidare di coloro che, pur presentandosi come cristiani, descrivono la Chiesa con grafici e statistiche, come se fosse una azienda commerciale basata sul profitto.

† Alberto