Necessaria una nuova comunicazione per trasmettere la fede oggi

A Pontremoli la conferenza di fra’ Giulio Cesareo nell’incontro del Serra Club.
Presenti, tra gli altri, il vescovo fra’ Mario e il presidente nazionale Faralli.
Il cambiamento del linguaggio nel trasmettere la fede cristiana

Il Serra Club Pontremoli-Lunigiana sabato 13 aprile ha offerto un incontro sul tema “Il cambiamento del linguaggio nel mondo di oggi aggrava la comprensione reciproca e non soltanto la trasmissione della fede. Quali riflessioni nascono in noi, quali soluzioni si potrebbero proporre?”. Relatore fra’ Giulio Cesareo, direttore dell’Ufficio Comunicazione del Sacro Convento di Assisi e della Casa Editrice Francescana, autore di saggi di teologia di grande profondità.
Erano presenti il sindaco di Pontremoli, Jacopo Maria Ferri, il vicesindaco Clara Cavellini, il vescovo diocesano mons. Mario Vaccari e il presidente nazionale del Serra International Italia Giuliano Faralli. Questi è intervenuto spiegando il tema dell’anno su cui i club italiani sono chiamati a riflettere e richiamando le finalità del Serra Club rivolte a sostenere le vocazioni e il clero. Frate Giulio ha offerto una profonda riflessione ascoltata da molto pubblico con evidente interesse.
Il modo di comunicare oggi – ha spiegato – non è più di persone con persone che si guardano negli occhi, corpo a corpo, ma è sull’istante annullando il ritorno indietro.
Si dà un’enormità di informazioni, ma informare non vuol dire comunicare; l’etimo è da “comunis”, è fare comunione, mettere in relazione e comprensione reciproca, è fare unità, è realizzare un rapporto caldo, stare liberamente insieme.
Il tema della riflessione di frate Giulio era posizionato sull’influenza del cambiamento del linguaggio di oggi nel trasmettere non la religione ma la fede cristiana. Gesù è venuto a legare le persone, fare la Comunione vuol dire nutrirsi del “corpo di Cristo”.
Il modo può cambiare, ma è la verità di Dio che è comunicata e lascia la sua stabile impronta. La creazione è la prima comunicazione. Per spiegare che Dio è il tutto fra’ Giulio si è servito di immagini di opere d’arte.
Nella basilica superiore francescana di Assisi il dio-Tutto (Pantocrator) mette le mani fuori per noi e verso noi, verso tutte le cose umane: qui è la radice del comunicare. Oggi siamo assaliti subito da un vortice di informazioni, ma non c’è la vita degli altri e non riusciamo a cambiare le cose. Va bene se le cose vanno come dico io.
La conoscenza vera invece è se ascolto non solo con l’orecchio, ma sento che l’altro è persona come me. Ancora qualche decennio fa non si poteva accogliere il diffuso odierno “fai come ti pare”, l’educazione era su regole, però non dottrina, ma testimonianza di essere parte di una unica fede portatrice di serenità: così il cristianesimo convertiva fin dalle origini.

Il Crocifisso nella chiesa di San Damiano ad Assisi

Oggi il mondo ha bisogno di nuovo di comunione, altrimenti niente funziona e trionfano guerra e indifferenza. Se comunico che Cristo è risorto mi posso sentir dire “beato lui!” A due immagini artistiche di Gesù Crocifisso frate Giulio ha fatto ricorso per comunicare oggi la fede nella libertà di prendere relazione con gli altri.
Il Crocifisso della chiesa di San Damiano ad Assisi non è un morto, ha occhi aperti, sorride, le braccia e tutto il corpo non hanno rigidità, vibrano come in una danza e la Madonna è lieta: è opera d’arte mi comunica la francescana perfetta letizia della vita eterna, della resurrezione che supera la sofferenza e lo smarrimento del nulla, dà freschezza al vissuto quotidiano perché mi comunica che ci sarà anche la mia resurrezione.

Il Crocifisso di Simone Martini

Il Crocifisso di Simone Martini è supermorto, ha gli occhi chiusi, corpo teso nel rigido della morte, la Madonna è nel tormento e gli angeli hanno il volto disperato: è lo stesso fatto della morte di Gesù interpretato è comunicato in modo diverso per far provare compassione, per dare emozioni che rafforzano il desiderio di Dio.
Oggi per trasmettere la fede è necessaria una nuova comunicazione, altrimenti non funziona la promessa cristiana di salvare il mondo affidati a Dio, a una prospettiva spirituale. Dopo la razionalità forte dei greci, il Cristianesimo si diffuse perché i nuovi credenti testimoniavano di aver trovato, uniti nella fede, la gioia di vivere e amore fraterno (àgape in greco), non dottrina.

(Paola Bianchi)