Il sapore antico di vita e storie  d’altri tempi a Filattiera

Presentato a Sorano il libro di Giorgio Simoncini

Tutto è nato quasi per gioco, da alcuni post su facebook per raccontare alcuni aneddoti legati alla propria infanzia a Filattiera. Ma poi il materiale si è ingrandito troppo e non poteva essere contenuto solo da sporadiche pubblicazioni on line, c’era bisogno di trovare sostanza sul supporto cartaceo.
Così è nata l’idea del volume “Vita e storie filattieresi d’altri tempi”, di Giorgio Simoncini, che è stato presentato sabato scorso al centro didattico della Pieve di Sorano.
Storie che hanno a volte un sapore antico, ma quei gesti, quegli uomini, quelle donne, sono i gesti, gli uomini, le donne di sempre. Restano immutati i boschi e le stagioni, le passioni umane e le vicende viste attraverso l’esame attento e il calore affettuoso di chi ha convissuto con fatti, uomini e cose.
L’autore trae queste storie di paese dai ricordi della sua giovinezza, sono infatti le persone e i fatti di allora rivisti con gli occhi e con l’esperienza dell’uomo di oggi. E quindi inevitabilmente Simoncini, incalzato dalle domande di Lorella Vannoni, presidente dell’associazione culturale KuaiKò (che ha collaborato alla realizzazione del volume), ha ripercorso alcune tappe della sua vita famigliare come l’emozionante ricordo di quando suo nonno gli faceva guidare il carro delle bestie “in realtà erano le mucche a fare tutto loro autonomamente, ma io su quel carro mi sentivo un piccolo principe”.
Serie di ricordi che si intrecciano con la vita contadina di Filattiera, con tanti aneddoti simpatici e curiosi, come un ricordo narratogli da suo padre che, come primogenito, doveva portare ai padroni dei campi per cui lavorava la sua famiglia il cesto dei prodotti raccolti. Era usanza lasciare quindi del cibo per il portatore del cesto, che doveva mangiarlo tutto per non far nascere il sospetto che la famiglia se la passasse “troppo bene”.
Il padre dell’autore si trovò quindi di fronte ad un piatto di minestra rappresa del giorno prima che, per usare un eufemismo, non gradiva molto. Approfittando di un momento di distrazione della serva che aveva accolto il ragazzo, si infilò la minestra nelle tasche per andare via così lasciando il piatto vuoto.
Ma ovviamente i ricordi di Simoncini non hanno a che fare solo con vicende personali, come il gesto eroico di tale Enrico, conosciuto come “frangulet” che nell’aprile del 1945, per due volte tagliò l’innesco di una bomba che i tedeschi avevano posizionato per far esplodere il ponte della ferrovia in località Migliarina.
Un atto con cui mise a rischio la sua vita (se i tedeschi lo avessero scoperto lo avrebbero sicuramente fucilato) ma che permise di evitare la distruzione del ponte e l’uccisione delle persone che vivevano nelle case vicine.
Di tutt’altro tenore il racconto de “il cambio della sposa promessa” vicenda avvenuta circa un secolo fa, con il giovane Toni che all’altare si trovò di fronte, invece che l’attesa fidanzata, la sorella maggiore di quest’ultima. Chiese quindi lumi al futuro suocero, il quale gli spiegò che l’altra ragazza era troppo giovane per lui. Lo sposo allora esclamò “Ben, prè stavota l’è andà csì, ma a vedrè che an me freghè pù” (bene, per stavolta è andata così, ma vedrete che non mi fregherete più). Dai racconti sembra poi che la coppia visse felice e contenta nonostante questo particolare incipit.
Un ricordo diretto è invece quello dell’uccisione delle ultime aquile dell’Orsaro, abbattute dall’allora guardiacaccia del comune di Filattiera, con i cadaveri dei due animali che vennero portate nella piazza cittadina e immortalate davanti al monumento dei caduti. “Purtroppo – ricorda oggi con un groppo alla gola Simoncini – allora non c’era la sensibilità verso l’ambiente e gli animali che c’è adesso”.
Il giornalista Tomas Miglierina, che ha lavorato all’editing del volume, ha voluto sottolineare che “il valore dell’opera di Giorgio sta nel fatto che è un libro ricco di nostalgia ma non nostalgico. Ricorda con affetto le cose piacevoli ma con la consapevolezza che il passato è passato per sempre. E che è nostro dovere valorizzare quello che di bello ci siamo lasciati alle spalle senza pensare che si possa ricreare un contesto simile”.
Parole condivise dalla sindaca, Annalisa Folloni, che ha concluso la giornata ricordando alcuni degli eventi raccontati dal libro di Simoncini, ma che questi vanno ora declinati al futuro per portare il ricordo di Filattiera anche alle giovani generazioni.

(Riccardo Sordi)