
Domenica 17 marzo un pomeriggio culturale piacevole di letture, musica e recite. Nella Sala delle Muse si sono ascoltate varie forme di creatività poetica in un piacevole incontro con dieci persone che in momenti di silenzio interiore e di liberi pensieri hanno scritto versi
Nel 1999 a Parigi i membri dell’Unesco istituirono la Giornata mondiale della poesia per il 21 marzo, giorno che “il bel tempo rimena” della primavera. Ma a cosa serve e che cosa è la poesia nei nostri tempi di algoritmi e minacciose tecnologie? Rispondiamo con le poche parole che dicono tutto dei due grandi poeti.
Per Ungaretti poesia è “limpida meraviglia di un delirante fermento”, illumina con stupore il turbinio interiore del pensiero e delle emozioni. Montale nel discorso per la consegna del Nobel per la poesia il 12 dicembre 1975 disse a Stoccolma col suo senso ironico che la poesia è “un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo”, come la musica è uno sfogo individuale, è una confessione e non si presta al commercio.
Ad Aulla domenica 17 marzo nella elegante semplicità della Sala delle Muse, per iniziativa della delegata comunale alla cultura M. Grazia Tortoriello, si sono ascoltate varie forme di creatività poetica in un piacevole incontro con dieci persone che in momenti di silenzio interiore e di liberi pensieri hanno scritto versi.
Marina Pratici ricca di conoscenza critica ha condotto l’evento culturale e ha presentato poeti del nostro territorio che hanno letto loro brevi composizioni in versi. Questi i loro nomi: Silvia Barella “Da Dio all’uomo” per dare cura ai deboli.
Riccardo Boggi, ottimo operatore culturale del Comune di Aulla, ha letto alcuni versi sottostanti il monumento a Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, versi di grande sensibilità. Ha pure richiamato il suo incontro con Fernanda Pivano – traduttrice della raccolta Spoon River di E. Lee Master, antologia poetica che fa parlare i morti che evocano una “umanità drammaticamente autentica”. Venne ad Aulla quando Fabrizio De André musicò una poesia dell’autore americano e vinse il Premio Lunezia.
Daniela Cocchi “Non so più volare” ma il cuore ripete intime gioie con la poesia che è speranza e vita. Francesco Fedele “Sensazioni” per un attimo respirare e capire che la vita siamo noi. Angela Maria Fruzzetti ha fatto presente la tragedia infinità di migranti e di madri in attesa che il mare restituisca i loro corpi.
È Dino Gerini a ispirarsi alla cronaca con pensieri di democrazia e libertà. Matteo Novelli contrappone amore vero e dolce a possesso e gelosia. Matteo Maggiani, calato in ricerche di storia locale, ritrova l’estro dei versi per invocare “dimenticami” mentre si domanda perché sono refrattario, non so più amare? Domanda forte, inquietante, rimane la poesia che può far cambiare la vita.
Rosanna Pinotti, scrittrice in prosa e poesia, ha enunciato commossa il valore della poesia , che dà spazio a molte forme di creatività, è “improvvisa melodia di parole, sciame di stelle, sibilare del vento, carezze…”
Egizia Malatesta ha letto versi sulla strage degli innocenti a Gaza e poi una storia terribile di violazione e morte di una bimba nel bolognese, richiamata in una canzone di Lucio Dalla sceneggiata da Sara Chiara Strenta.
In seconda parte dell’inconro si sono susseguite brevi argute pieces di Figli, recitate con buona espressività da Erika Canaccini e accompagnamento musicale di Leo Ravera.
Bravi ed applauditi hanno suggerito riflessioni su fatti e reali condizioni di vita che purtroppo non scuotono l’indifferenza dominante. Ritrovare la prospettiva del sacro, del trascendente e la parola dei poeti è indispensabile e urgente.
Maria Luisa Simoncelli