L’urlo delle donne per il diritto a vivere libere

OTTO MARZO. Giornata internazionale della donna
All’esemplare figura di Penelope, si affianca quella mitica di Antigone. Come lei, donne in tutto il mondo reclamano i propri diritti

Presidio di solidariet‡ a Napoli per le donne afgane, 23 agosto 2021. ANSA/CESARE ABBATE

Da più di cento anni è stata istituita in molti paesi del mondo, di certo quelli a ordinamento liberale, democratico, la Giornata della Festa della donna col simbolo del giallo della mimosa, ma nel concreto della cultura e mentalità prevalenti la donna è ancora lontana dall’avere pari libertà, stima e prospettive professionali. Le leggi ci sono in molte società occidentali e di alcune altre culture.
La nostra Costituzione repubblicana è egualitaria in maniera assoluta, ma non tutte e non sempre sono attuate e rispettate. Se ne prende atto soprattutto nel tempo delle tragedie delle guerre e delle crisi economiche e sanitarie.
Leggiamo e ascoltiamo ogni giorno l’urlo nero delle madri alle quali sono strappati i figli dalle guerre e dalla criminale volontà di potenza di istrioni che si mettono sulla scena del mondo e uccidono chi si oppone in difesa della libertà e della giustizia. Ma la donna intesa come proprietà esclusiva, non persona e libera compagna del suo uomo, la troviamo anche nella vita privata, familiare di tutti i giorni.
Femminicidio è l’orribile neologismo per dare nome alla strage di donne, stupro è altra parolaccia per dire di giovani e bambine violentate nel corpo e nella psiche da stupidi “pieni di vuoto”.
Rimangono incancellabili le immagini molto recenti di mamme che all’areoporto di Kabul cercavano di affidare i loro piccoli a soldati americani per metterli in salvo da situazioni che chiudono la donna in casa senza scuola, lavoro e cure sanitarie o possono uscire solo accompagnate e a capo coperto da velo perché non si vedano i bei capelli che ornano il volto.
L’elenco in negativo è lungo, ma la conquista faticosa dell’8 marzo è importante che sia una festa, un impegno collettivo, maschi e femmine, a realizzare in pieno insieme una società dove uomo e donna si aiutano e si vogliono bene, sanno dialogare e non prevaricare, le istituzioni garantiscano parità di occupazione fino ai più alti livelli, remunerata a parità di competenza.
La festa è basata sulla speranza, per i cristiani la virtù che è “uno attender certo della gloria futura” e già qui sulla terra ne siamo innamorati, lo stesso è per aderenti ad altre religioni o non credentì. Se diamo anche solo uno sguardo storico troviamo donne del mito e della realtà che hanno affermato le ragioni del far la Festa delle donne, hanno trovato spazi di coraggio, anche di sfida per raggiungere la libertà di affermare se stesse e i propri ideali.
Nell’antichità figura esemplare è Penelope, creatura inventata da Omero testimone di fedeltà e saggezza; la mitica Antigone sfida la legge che nega sepoltura ai suoi fratelli, è simbolo di quanto hanno fatto le donne argentine per riavere i corpi dei loro uomini “colpevoli” di aver ragionato con la propria testa e non quella dei loro oppressori.
Come Antigone sono le mamme israeliane e palestinesi, ucraine e russe, di Navalny oppositore di uno zar fuori tempo, e di tanti paesi in cui infuria la guerra. Ci sono donne che hanno cambiato le cose al loro passaggio, sono le anonime persone che, persi in guerra o sul lavoro i loro uomini, hanno dovuto e devono riorganizzare se stesse e la famiglia.
Al governo di popoli ne citiamo alcune: Matilde di Canossa potente e sola, Isabella di Castiglia finanziò la spedizione di Colombo e si unì con l’Aragona, Elisabetta I costituì l’Inghilterra moderna, Maria Teresa d’Asburgo imperatrice lanciò Trieste porto dell’Europa centrale, fu un “despota illuminato” che riformò anche la Lombardia nella cultura, favorì la libera circolazione dei grani e riformò con equità il fisco, dopo aver fatto compilare ad agrimensori un rigoroso catasto dei beni immobiliari, Caterina II zarina promosse cultura, arte a Sanpietroburgo e riformò la Russia.
Nel Novecento a nome di tutte Elisabetta II che ha dato per molti decenni luce al Regno Unito. La casa editrice Laterza finì di stampare nel 1996 cinque volumi di Storia delle donne scritta da un gruppo di ricercatrici dirette da Georges Duby e Michelle Pierrot.
Sono studiati i fattori di evoluzione dall’antichità al presente; pur con resistenze, i mutamenti avvengono, certo non in tutte le società, la via maestra ad aprire alle donne è stata la democrazia connessa alla possibilità di avere la parola e accesso ai mezzi di espressione. L’otto marzo è dunque speranza di completare la rivoluzione che sconvolge i rapporti uomini e donne nella nostra società e di portarla avanti in quei paesi dove si comincia a scrivere una storia di donne “tutta frusciante dei loro sussurri”.

Maria Luisa Simoncelli