Nessuna riconversione per l’ex centrale a carbone di Spezia

La centrale a carbone che ha occupato decine di lunigianesi è spenta da oltre due anni. Ma sul futuro dell’area non vi sono certezze, dopo lo stop al progetto green dell’idrogeno.

La centrale Enel di Spezia
La centrale Enel di Spezia

Alla centrale Enel della Spezia i gruppi a carbone sono ormai spenti dalla fine del 2021 e nemmeno il piano energetico approntato d’emergenza con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina ne ha sancito la riaccensione. I lavori di dismissione del nastro trasportatore che alimentava di materia prima la centrale sono in corso, l’ex molo Enel a cui attraccavano le navi carboniere tornerà entro il mese di marzo a disposizione dell’Autorità Portuale, mentre l’abbattimento della ciminiera che da 60 anni identifica l’area est della città è programmato da Enel per i primi mesi del 2025, anche se qualcuno vorrebbe conservarla come ricordo del problematico passato produttivo dell’area. Spezia si è messa di fatto alle spalle l’era del carbone, ma sul futuro produttivo dell’area in cui hanno trovato occupazione decine di lavoratori lunigianesi della centrale e delle ditte dell’indotto il destino è ancora incerto.

Tramontata l’ipotesi che la centrale potesse essere riconvertita ad una produzione a turbogas, per le quali la valutazione di impatto ambientale operata dai ministeri dell’Ambiente e dei Beni Culturali aveva già dato esito positivo, nelle intenzioni unanimi delle forze politiche, produttive e sindacali della città c’era l’utilizzo dell’area dismessa di Vallegrande per l’insediamento di attività industriali innovative e sostenibili: un’opportunità di crescita economica ed occupazionale del territorio che sembrava potesse prendere la forma di una centrale a idrogeno. Ad annunciarlo, lo scorso maggio, fu il direttore generale di Enel, rendendo noto che l’ex ente energetico nazionale aveva vinto un bando Pnrr di 38 milioni di euro per concretizzare il progetto di energia pulita nelle ex centrali termoelettriche di Rossano Calabro, Brindisi e Spezia. Il progetto di Enel prevedeva la realizzazione di un impianto di elettrolisi per una produzione di circa 134 tonnellate/anno di idrogeno prodotta impiegando circa 7,5 GWh di elettricità prodotta in loco da un parco fotovoltaico che avrebbe occupato 10 dei 72 ettari della centrale. Tra i potenziali utilizzatori di questa nuova risorsa anche le industrie del territorio, in particolare quelle del comparto della nautica, dove esistono già alcuni progetti di yacht a idrogeno a celle a combustibile e altri progetti per rendere green il settore dei traporti pubblici e privati, ragione in più per accogliere positivamente la proposta. Da ottobre, tuttavia, si sono accumulate voci e indiscrezioni sulla possibile rinuncia di Enel al progetto. A fine autunno, l’ufficialità: nonostante i 14 milioni del Pnrr riservati a Spezia, Enel ha dichiarato economicamente non sostenibile il progetto. Rimane in piedi la volontà di produrre energia solare ed un piccolo impianto di stoccaggio attraverso batterie, con un impatto che lascia sindacati e politici insoddisfatti per il limitato impatto occupazionale e le pochissime ricadute sul sistema industriale locale.

Gianluigi Peracchini, sindaco della Spezia
Gianluigi Peracchini, sindaco della Spezia

Sul futuro dell’area permane quindi la massima incertezza. Un protocollo d’intesa firmato dalla società elettrica proprietaria dell’area e dal Comune della Spezia vincola la centrale “Eugenio Montale” a progetti congiunti legati alla transizione energetica e alla sostenibilità ambientale e sociale, mentre l’opposizione in consiglio comunale del Pd chiede al sindaco Peracchini di candidare l’area a sede della futura seconda fabbrica di pannelli fotovoltaici prevista da Enel sul territorio nazionale, dopo quella di Catania. Il sindaco, da parte sua, a margine del sopralluogo della scorsa settimana assieme ai tecnici Enel e ai vertici dell’Autorità Portuale per verificare lo stato di avanzamento dei lavori di smantellamento della centrale, ha auspicato “investimenti per nuove opportunità occupazionali, sempre con l’obiettivo dell’evoluzione tecnologica e della sostenibilità ambientale del futuro” e ha parlato di “progetti concreti che spero entro la metà di quest’anno comincino a vedere la luce”. Ma per il momento, sulle opportunità di sviluppo dell’area e delle ricadute occupazionali per Spezia e il suo entroterra, sembra esserci il buio.

(Davide Tondani)