
Domenica 11 febbraio la Giornata Mondiale del Malato
Domenica 11 febbraio, memoria liturgica della B. V. di Lourdes, si celebra la Giornata Mondiale del Malato che mette al centro la sollecitudine amorosa e la presenza operativa della Chiesa verso i malati, il mondo della sanità, le problematiche della salute e della malattia, per portarvi dentro la luce e la grazia del Signore, con il Vangelo della vita, della sofferenza e della carità.
A Bassagrande la celebrazione presieduta dal Vescovo Mario
Le comunità cristiane della nostra Chiesa locale, gli operatori pastorali, gli operatori sanitari (medici ed infermieri), i ministri straordinari della Comunione, i volontari, le donne e gli uomini di buona volontà che hanno a cuore i problemi dei malati e dei sofferenti, sono invitati alla celebrazione diocesana che si terrà domenica 11 febbraio alle ore 16 nella chiesa parrocchiale della Ss.ma Annunziata a Bassagrande, presieduta dal vescovo Mario.
Nell’invito predisposto si legge che “proprio attraverso il suo sguardo, Gesù apre una nuova dimensione della comunione e dell’amore. Di fronte a Gesù non c’è solo un ammalato da curare, c’è un’umanità, alla quale va ridata la parola e la nostra considerazione”.
Il Vescovo Mario non ha voluto far mancare il suo pensiero per questa occasione. “La XXII Giornata mondiale del malato – ha scritto – ci raggiunge con due messaggi molto forti: uno quello del Papa intitolato ‘Non è bene che l’uomo sia solo’ (Gn 2,18) e l’altro dell’Ufficio nazionale di Pastorale della Salute della CEI, ‘Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina’ (Gv 5,7) laddove si racconta la guarigione di una persona paralitica, nella scena che si svolge ai bordi della piscina nei pressi della ‘porta delle pecore’. Entrambi i messaggi indicano quell’isolamento che la malattia provoca non solo nella persona ammalata, per cui improvvisamente la vita di tutti i giorni si ferma e ci ritroviamo ad affrontare un male che ci è capitato, che non si appartiene, che riteniamo esterno a noi, che ci isola: questo male che ci condiziona e ci costringe a fermarci nei ritmi esasperati nei quali siamo immersi, per ritrovare noi stessi. Ma questo spesso non succede perché spesso non abbiamo più le forze di fronte alla malattia che ci raggiunge: non riusciamo a pensare e nemmeno a pregare tante volte, sentendo solo la sofferenza del nostro corpo. Ma l’isolamento è anche delle persone che sono fuori, che continuano la loro vita normale, e che non hanno tempo di star accanto all’ammalato, per ascoltare il suo disagio, per alleviare il suo dolore e tante volte nella cura della malattia”.
“Mi sembra – continua il Vescovo – che entrambi questi messaggi indicano nella relazione con il malato, come elemento fondamentale. È proprio questo che ci invita a fare anche il Vangelo nel brano che ci viene presentato nel capitolo 5 del vangelo di Giovanni. Gesù raggiunge questo uomo e ha di fronte solo lui, non una massa indistinta, ma una persona concreta di cui si fa raccontare la sua storia e di cui accoglie il dolore per poterlo guarire con la sua parola. E lo stesso messaggio del papa ci invita a riconquistare quel terreno dove quelle persone ammalate risultano scartate e non efficienti secondo i criteri della nostra società. Riattraversare queste barriere di esclusione è davvero una priorità per il nostro tempo, dove il mito dell’efficienza e della tecnica hanno adombrato la necessità di mettersi in relazione tra le persone”.