
Il paternalismo ha dominato per secoli. Ma ci furono anche monache costrette a togliere il velo
Matteo Vinzoni non ci sono dubbi che fu un eccellente cartografo, progettò e realizzò lavori di bonifica e regolazione delle acque anche nel piccolo feudo di Groppoli e Gavedo per la famiglia genovese Brignole Sale. Come tanti altri padri nel succedersi dei secoli anche lui mandò in convento tre figlie, almeno una contro la sua volontà, come espone Roberto Ghelfi questa settimana in altro articolo.
C’è poco da contestare, come si riscontra in polemiche dei nostri giorni per altri fatti, il paternalismo e il maschilismo sono comportamenti praticati a lungo per vari motivi: non sono riconosciuti i diritti delle donne, non si vuole ridurre la potenza economica e politica delle famiglie della classe dominante quindi il patrimonio ereditario passa solo al primogenito maschio, non si trova o non si vuole dare la dote obbligata per contrarre matrimonio e allora diventa comodissimo mandarle in convento.
Così anche la sorte delle tre sorelle Vinzoni, come proprietà del padre, sono forse amate, ma chiuse nel convento delle clarisse di Levanto. Una muore di tisi, una diventa cieca per contagio del vaiolo.
Diciamo per inciso che nel Settecento c’era già il vaccino, praticato in Asia e Turchia. Invece in Europa, in Italia “contro la verità benefica prevalse un ragionar sbagliato” e le madri rifiutavano di salvare i figli osserva il poeta Giuseppe Parini che scrisse un’ode per “L’innesto del vaiolo”.
“La superstizion, del ver nemica” insorse e fu rifiutato il rimedio. Siamo alle solite! Così molti si fecero beffa del vaccino anticovid! Suor Rosa Celeste Vinzoni, colta dagli stessi sintomi della sorella, chiese di sciogliere i voti senza ottenere nulla, complice pure la madre. Il padrone della volontà della figlia più famoso è Il principe padre personaggio de “I promessi sposi”, così abile da circuire la figlia e farle dire, dopo tanti ostacoli e ricatti, “mi fo monaca di mia volontà”.
A Pontremoli ci furono monasteri femminili: consultando carte d’archivio pertinenti si trovano testimonianze ripetute di monacazioni forzate, sono quasi sempre appartenenti alle famiglie nobili e il motivo prevalente è lasciar intatta le sostanze per il primogenito maschio.
Un rovesciamento di situazione offre Dante nel canto III del Paradiso. Piccarda Donati nel primo cielo della Luna confida di aver scelto con gioia di farsi fedele suora clarissa, ma da uomini “a mal più ch’a ben usi”, i malvagi suoi congiunti, fu strappata fuori dalla “dolce chiostra” per farla sposare per interessi politici, lo stesso accadde per Costanza d’Altavilla.
Con violenza le fu strappato il velo monacale per darla in matrimonio a Enrico VI figlio del Barbarossa portando in dote l’Italia Meridionale essendo lei ultima erede del regno dei Normanni, madre di Federico II di Svevia
Maria Luisa Simoncelli