Lo spettacolo delle “Officine TOK” è andato in scena a Bagnone, protagonisti Elisabetta Dini e Matteo Taranto, voce narrante Riccardo Monopoli. La microstoria di Sara e Guido nella macrostoria del mondo
In occasione del “Giorno Della Memoria” al Teatro Quartieri di Bagnone è andato in scena Lettere su legno. Uno spettacolo scarno, toccante, che delega alla corrispondenza epistolare e alla storia, la grossa responsabilità di creare una coscienza, forte e strutturata, che ci permetta di non dimenticare le mostruosità del sistema di sterminio di massa degli ebrei e di altri gruppi, considerati indegni di vivere, pianificato ed organizzato dal nazismo hitleriano e dai suoi complici, in Europa.
Il sistema di Auschwitz, Birkenau, Dachau… fu l’estrema e ineluttabile conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche; di istinti brutali di pregiudizi, di dottrine perniciose, di gretti interessi e persino di conformismi di moda. Tossine letali che hanno offuscato una società come quella tedesca estremamente progredita, colta, evoluta (contagiando anche la nostra con la promulgazione nel 1938 delle famigerate “Leggi razziali”).
Un eccidio per il quale non ci sono aggettivi, voluto dalla follia di Hitler e dei burocrati tedeschi, nella consapevolezza a distanza, che il male scardina anche le viscere di un mondo curato dove si leggono poesie e si ascolta Beethoven.
Il fenomeno dei campi di sterminio, nei quali milioni di creature umane, di ogni condizione e di ogni età, furono distrutte con una “tecnica” così efferata, da indurre alla tentazione di disperare perfino dell’efficacia del messaggio Cristiano e degli ideali di elevazione umana, rimarca quel “piano inclinato” costellato di barbarie, stragi, guerre, oppressioni, autoritarismo, culto del capo, divinizzazione della razza… purtroppo ancora presenti ed in costante agguato.
Le ideologie che inneggiano alla superiorità razziale, al fanatismo, all’intolleranza azzerano progresso, cultura, intelligenza, sentimenti ed emozioni. In primis, l’intangibile dignità di ogni persona.
Con questo obiettivo i bravissimi attori Elisabetta Dini e Matteo Taranto (voce narrante Riccardo Monopoli. Interventi video Ines Cattabriga. Produzione “Officine T.O.K.) hanno narrato la microstoria di due ragazzi innamorati: Sara e Guido, inserita nella macrostoria del mondo, dell’Italia, della magnifica Firenze di fine anni Trenta.
Giovani che, giustamente, guardano al futuro che appare coppa inebriante, zeppa di sogni e di progetti. Ignari che il sangue “ebreo” che scorre nelle loro vene diventerà sinonimo di cancellazione della loro identità, nel secondo conflitto mondiale. Nell’amore non c’è spazio per gli orrori.
Ci sono le bellezze dei “sentiri” profondi, il cuore che batte a mille, gli sguardi, le tenerezze, le gioiose passeggiate lungo l’Arno, Sara e Guido ammirano i colori delle stagioni, pensano al matrimonio, ai figli che verranno… incidono sul tronco di un albero i loro nomi. Simbolo di un legame eterno. Purtroppo, in fretta, tutto cambia.
Prima nubi, poi nuvoloni, infine tenebre sul loro cielo. Con la dichiarazione di guerra, da parte di Mussolini, il 10 giugno 1940. Nel frattempo i protagonisti si sono sposati strizzando l’occhio ad un futuro che non vedranno poiché dopo la prigionia a Fossoli di Carpi, verranno condotti nell’inferno di Auschwitz senza rivedersi.
Il loro amore, innocente e limpido come i fiori che sbocciano ignari attorno ai fili spinati, nessuno può reciderlo tanto che Guido incide con le unghie parole dolcissime per Sara. Lettere che, dai fogli bianchi, creati dal cuore, passano al legno delle baracche dando il titolo allo spettacolo.
Sullo sfondo un albero stilizzato con foglie che cadono, per ricordare chi non c’è più, germogli e fiori per alimentare speranza. Gioco di ombre, video originali tratti dagli archivi cinematografici, musica dell’epoca, scrupolosa ricerca storica alleggerita dalle immagini più violente.
L’ausilio delle nuove tecnologie sviluppa un linguaggio capace di raggiungere ogni tipologia di pubblico. Lo spettacolo è andato in scena anche nella mattinata di mercoledì 24 scorso alla presenza di oltre cento studenti provenienti dai vari Istituti della zona. Molto attenti e pronti ad interagire con gli attori, con la curiosità che si fa riflessione, dopo i ripetuti applausi. Tutti ci siamo chiesti, e ancora, “come è potuto accadere?”.
Senza memoria non c’è giustizia. Il valore della memoria però non si esprime soltanto nel ricordo, doveroso e partecipe delle vittime e delle sofferenze atroci loro inflitte, ma nell’impegno che ci unisce e ci interpella per costruire ponti, non muri che isolano. Il sonno della ragione genera mostri ed il prezzo pagato è troppo alto.
Non permettiamo alle ombre dell’oblio di avanzare. Mai.
Ivana Fornesi