In Lunigiana un 2024 di tagli nella Sanità?

La Toscana inasprisce l’addizionale regionale Irpef per fare fronte ai crediti non riconosciuti da Roma. Un gettito da 200 milioni spalmato su 600 mila toscani più abbienti per scongiurare il commissariamento.
Ma si parla già di conversione di ospedali in Centri di assistenza e urgenza: tra questi potrebbe esserci anche Fivizzano. Ma il sindaco Giannetti lo esclude

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Un inasprimento dell’addizionale regionale Irpef per i redditi di 600 mila toscani: è quanto ha stabilito il Consiglio Regionale prima di Natale per supplire al mancato rimborso da parte del governo di 420 milioni di crediti sanitari per gli anni dal 2019 al 2022.
Si tratta di risorse riferite al cosiddetto “payback sanitario”, un meccanismo introdotto a livello nazionale nel 2015 per il quale le aziende fornitrici di dispositivi medici sono tenute a concorrere al ripianamento dell’eventuale superamento del tetto di spesa regionale per gli acquisti di dispositivi medici: una normativa che non è mai stata effettivamente applicata e che il Ministro della Salute Schillaci non ha voluto applicare alla Toscana.
Il presidente Giani, nel varare il provvedimento, ha attaccato Roma, dichiarando che a differenza di quanto concesso dal Ministro Speranza, il Governo Meloni non ha permesso alla Regione di iscrivere in bilancio i crediti che ha verso le imprese del settore medico.
Inoltre Giani ha specificato che le risorse che il Governo ha scelto di destinare al Fondo Sanitario nazionale – nel 2024 per la sanità italiana si spenderà solo il 6,3% del Pil, il minimo di sempre – sono del tutto insufficienti per far fronte all’inflazione, ai costi energetici e alle necessità del sistema sanitario.

Nuovo ospedale Apuane
Nuovo ospedale Apuane

Ma dall’altro lato, la giunta regionale toscana è stata l’unica in Italia a varare l’aumento del prelievo Irpef; aveva fatto affidamento, tra le perplessità di molti osservatori, ai crediti del payback per far quadrare i conti sanitari.
E a poco è valso l’aver rivendicato che la Toscana non modifica la struttura dell’addizionale regionale dal 2013. Le tensioni politiche sono infatti emerse in tutta la loro ampiezza, con i due consiglieri di Italia Viva usciti dall’aula al momento del voto, lasciando al solo PD l’onere di approvare l’inasprimento.
Il presidente Giani tuttavia ha rivendicato la necessità del provvedimento: per il presidente i 200 milioni che entreranno nelle casse regionali eviteranno il commissariamento della sanità toscana e i conseguenti piani di rientro automatico, che prevedono l’innalzamento massimo di Irap e Irpef per tutte le fasce di reddito, il blocco delle assunzioni per il personale sanitario per un anno e mezzo, la cancellazione di tutte quelle attività, prestazioni e servizi che la Regione eroga in più ai livelli minimi nazionali e il taglio a strutture sanitarie territoriali e servizi.

L'ospedale di Fivizzano
L’ospedale di Fivizzano

Proprio su quest’ultima voce, tuttavia, si è concentrata l’attenzione delle cronache locali di tutta la Toscana, negli stessi giorni in cui il Consiglio Regionale ha votato la nuova addizionale. Da un capo all’altro della regione è rimbalzata la notizia di otto piccoli ospedali toscani da convertire in Centri di assistenza e urgenza (Cau) o in strutture sanitarie per le lunghe degenze.
I Cau, nella versione in partenza in Emilia Romagna, sono ospitati presso Case della Salute o ospedali dismessi, attivi 7 giorni su 7, 24 ore al giorno, con personale medico e infermieristico, la possibilità di fare analisi ed esami e di dare risposta a urgenze a bassa complessità.
Di fatto, secondo gli addetti ai lavori, si tratterebbe di un pronto soccorso deputato a smistare altrove i casi più complessi, smantellando nei fatti i servizi ospedalieri in loco. Tra i nomi circolati per la riconversione, quelli di Barga, San Miniato, Volterra, Castel del Piano, Cortona, Figline Valdarno e Fivizzano.

Ingresso dell'ospedale di Pontremoli
Ingresso dell’ospedale di Pontremoli

In Lunigiana la polemica politica è deflagrata, con le dichiarazioni del sindaco di Tresana Mastrini (“non sarebbe che l’ennesimo taglio a un territorio già vessato dalle decisioni prese dall’alto e indebolito dalle scelte regionali” ha tuonato l’esponente di Forza Italia) e del sindaco Pd di Fivizzano Giannetti, che ha invece cercato di tranquilizzare: “non esiste alcun documento che attesti il ridimensionamento dei piccoli ospedali – ha sottolineato il presidente dell’Unione dei Comuni -, mi sono sentito con i dirigenti Asl e i vertici regionali: al momento non è programmato alcun taglio in questo senso”.
Ma ad alimentare le preoccupazioni nella periferia della Toscana sono le dichiarazioni ambigue dello stesso Giani che, dapprima ha cercato di spegnere le polemiche accese da amministratori locali e forze sindacali assicurando che “tutti i piccoli presidi ospedalieri della Toscana rimarranno aperti”, ma che negli stessi giorni, in occasione di un incontro augurale con la stampa, ha aperto ad una riforma della rete ospedaliera: “Niente chiusure ma in certi casi una riconversione sì”, ha riportato una testata fiorentina.
Insomma, a giudicare dal poco tranquillizzante debutto, il 2024 della sanità toscana in generale e lunigianese in particolare potrebbe essere l’ennesimo anno di tagli e ridimensionamenti.

Davide Tondani