A Piandimolino scoperta una targa che ricorda i 12 uomini fucilati nel settembre 1944. A Monzone l’inaugurazione di un Museo calcistico
Nello scorso fine settimana, 14 e 15 ottobre, si sono svolte due cerimonie dedicate alla memoria di vicende del passato, delle vittime della violenza nazifascista, a Piandimolino, di fatti collegati alla storia calcistica di una squadra di calcio a Monzone. Due narrazioni accomunate solo dall’appartenenza alla Valle del Lucido, ma dense di significativi valori rievocativi di un tempo contrassegnato dagli eccidi che hanno martoriato, nell’estate di sangue del 1944, quel territorio (Vinca, Monzone, Gragnola,…), ma anche dalla volontà, al termine della Seconda Guerra Mondiale, di riprendere a vivere anche con la ricostruzione di una squadra di calcio, che la crisi economica dell’anteguerra e, poi, la guerra avevano bruscamente interrotto.
A Piandimolino, dopo gli interventi di Daniele Rossi, presidente dell’ANPI “Hans Sophie e Scholl” di Fivizzano-Casola e del sindaco Gianluigi Giannetti e l’appassionata commemorazione tenuta dal consigliere regionale Giacomo Bugliani, è stata scoperta la lapide di marmo dedicata a: Pietro Agostini, di anni 41, Pompilio Biancardi, di anni 22, Don Florindo Bonomi, di anni 24, Primo Della Tommasina, di anni 37, Lodovico Duranti, di anni 23, Mario Mariani, di anni 39, Rizieri Nastasio, di anni 54, Umberto Patris, di anni 52, Alcide Spinetti, di anni 30, Mario Stievano, di anni22, Antonio Sani, di anni 38 e Giacinto Tonelli, di anni 43, fucilati, dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa, tra il 14 e il 18 settembre del 1944, in località Tre Case e nelle colline circostanti.
Tra loro due carabinieri che non avevano aderito alla Repubblica di Salò.
“Mariani Mario – così ha scritto la nipote Mariangela – era sfollato ad Equi Terme, dopo essere sfuggito alla strage di Vinca. Lì fu rastrellato, portato a Piandimolino, dove fu ucciso con una scarica di mitra nazifascista, dopo essere stato obbligato a scavarsi la buca. Fu riconosciuto dalle scarpe dalla moglie”. Don Florino Bonomi era nativo di Monte dei Bianchi e viceparroco a Fosdinovo. Fu rastrellato, torturato, insultato e, poi, fucilato. Alla cerimonia erano presenti molte persone e parenti delle vittime.
Andreino Fabiani
Un museo sulla lunga storia calcistica del Monzone
A Monzone, invece, è stato un pomeriggio di festa e di tanti momenti di commozione. All’inaugurazione del Museo: “Monzone: una lunga storia calcistica” si sono ritrovati ex allenatori ed ex giocatori, provenienti da Massa, da Carrara, dalla Spezia, ma anche da Parma, uno, Enzo Plicanti, è addirittura venuto appositamente dalla Tunisia.
Tanti gli abbracci, ma anche le lacrime di chi si ritrovava dopo molti anni. E, poi, i ricordi, davanti alle foto scattate in azioni di gioco o in posa con la squadra. Rileggere “antichi” articoli di giornale con il proprio nome in formazione ha fatto rievocare con gioia momenti della giovinezza.
Grande, però, è stata anche la tristezza nel rivedersi affiancati a chi, e sono molti, è prematuramente deceduto. La cerimonia, aperta dalla benedizione impartita da don Guido Ceci, e proseguita con gli interventi del presidente Andrea Sisti, di Andreino Fabiani, del consigliere regionale F.I.G.C. Andrea Antonioli, è terminata con un ricco drink, accompagnato dalle canzoni della band delle sorelle Damiani. L’iniziativa del Consiglio Direttivo dell’U.S.D. Monzone 1926 di dar vita ad un museo è stata molto apprezzata dai numerosi intervenuti ed è stato motivo di orgoglio per i monzonesi per la loro squadra del loro paese, che ha una storia quasi centenaria. (a.f.)