
Pontremoli. Nei festeggiamenti per il terzo centenario della dedicazione del Duomo a S. Maria Assunta, la catechesi del canonico don Pietro Pratolongo
Nell’ambito dei festeggiamenti per il terzo centenario della dedicazione del Duomo di Pontremoli a S. Maria Assunta giovedì 5 ottobre nella Concattedrale pontremolese il canonico don Pietro Pratolongo ha tenuto la catechesi sul tema “Il tempio degli avi immagine della Chiesa”.
Il sacerdote ha tratteggiato la storia dei luoghi in cui dai primi cristiani ad oggi si sono svolte le liturgie cristiane partendo dalla citazione dello scrittore romano Marco Minucio Felice nella quale l’autore cristiano esprime il pensiero dei pagani, convinti che i cristiani non volessero mostrare il loro credo pertanto non avevano templi e altari in muratura.
La storia della salvezza inizia con i patriarchi (1800 a.C.- 250 a.C.), i quali sono senza fissa dimora e gli incontri con Dio avvengono ovunque poiché Dio non è separato dalla storia degli uomini.
I patriarchi mettono segni nei posti in cui hanno vissuto un’esperienza divina. In quel periodo le celebrazioni si officiano in una tenda suddivisa nella zona per gli addetti al culto e nella zona per i fedeli.

Nella tenda erano presenti oggetti sacri come, tra gli altri, l’Arca dell’Alleanza. I cristiani la chiamano “tenda di appuntamento” poiché lì si vive l’appuntamento con Dio, che cammina con il popolo. La tenda, che peregrinava insieme ai patriarchi, per volontà del re Davide è trasferita a Gerusalemme e in seguito diverrà un edificio costruito per desiderio di re Salomone che sarà poi noto come Tempio di Salomone. Sarà distrutto quando Israele sarà conquistato dai babilonesi e la sua popolazione deportata a Babilonia.
Qui nasce la sinagoga, luogo in cui il sabato si leggono i testi sacri. Quando gli ebrei torneranno a Gerusalemme ricostruiranno il Tempio, ma la sinagoga rimarrà nella tradizione israelitica.
Quale rapporto ha Gesù con il tempio? La risposta l’abbiamo nell’episodio della cacciata dei mercanti. Egli va oltre l’aspetto religioso del tempio per due motivi: i venditori sono stati cacciati non dal tempio, ma dal cortile principale che lo contorna per ribadire che il tempio è di tutti i popoli.

Secondo motivo è che in questo passo Gesù dice che il tempio distrutto sarà ricostruito in tre giorni, intendendo che tempio è il suo corpo, è l’umanità di Cristo. É per questo che i cristiani non hanno bisogno di edifici perché è il corpo il tempio dei cristiani. Infatti nei primi due secoli del cristianesimo non esistono chiese edificate.
Sotto le basiliche paleocristiane gli archeologi hanno scoperto case in cui durante le persecuzioni dei romani si celebrava la S. Messa. Con l’editto di Milano del 313 l’imperatore Costantino decreta la libertà di culto per i cristiani e, quindi, dalle celebrazioni clandestine nelle case private si passa alla costruzione delle chiese in cui si raduna la comunità per pregare e per lodare Dio.
Don Pratolongo ha poi indicato le fasi della liturgia di consacrazione di una chiesa, rito che è stato celebrato anche il 6 ottobre 1723 per la dedicazione del Duomo di Pontremoli. I fedeli vengono accolti sulla porta dal vescovo che li benedice e poi entrano in chiesa e divengono parte del popolo di Dio; l’aspersione dell’acqua benedetta sui muri è fatta in ricordo dell’acqua del battesimo, si procede con la liturgia della Parola, le litanie dei santi perché il Cielo e i cristiani celebrano insieme, la deposizione sotto l’altare della cassetta con le reliquie dei santi a sancire il legame tra Dio e i suoi santi testimoni nel mondo, con l’olio, in ricordo della cresima, si fa l’unzione della mensa dell’altare e delle pareti della chiesa, celebrazione dell’Eucarestia e illuminazione dell’interno dell’edificio.
Il concetto a cui don Pratolongo ha dato particolare rilievo è che la chiesa di mattoni è simbolo di una chiesa di carne, un’opera viva perché vissuta dai fedeli.
Paola Bianchi