La venerazione alla Madonna del Popolo nella ricerca storica di Paolo Lapi

Un libro e una conferenza hanno fatto luce sulla “devozione principale della Comunità pontremolese tra “voti”, “grazie” e “ossequi”, con questo titolo Paolo Lapi ha pubblicato il suo libro nel 2022, quarto centenario del voto alla Madonna del Popolo nell’anno “tanto perverso” della peste, epidemia ripetuta nel 1630. Ogni volta che capitò una tragedia collettiva fu sempre la Madonna la madre a cui rivolgersi.
L’elenco è lungo: alluvioni, siccità, terremoti, colera. Nella relazione per i 300 anni dalla dedicazione del tempio “degli avi magnanimi” ha richiamato larga parte della storia del sacro edificio.
Nell’altare maggiore è stata ritrovata una cassetta con le reliquie dei martiri Aurelio e Vittoria insieme all’Atto di consacrazione della allora Collegiata, titolo trasferito dalla chiesa di San Geminiano; diventerà cattedrale nel 1787 con l’istituzione della diocesi.

Particolare del volto della statua della Madonna del Popolo

Il Duomo è la casa comune che aggrega i pontremolesi, si è arricchita nel tempo di arredi sacri, quali sei candelieri di bronzo, nel 1761 il coro fu ornato per impreziosire la nicchia nelle forme attuali.
L’altare maggiore fu costruito insieme alla balaustra nel 1661-1663 ricoperto di marmi.
La Confraternita della Collegiata è chiamata del Rosario. Si sono susseguite le feste centenarie e curati i restauri, importanti quelli fatti nel decennio 1980-’90.
Nel 1836 mese di giugno, nel timore di contagio da colera, che infuriava in Italia, ma fu risparmiato il nostro territorio, fu rinnovato il voto antico della festa del 2 luglio con offerta dei ceri e processione. Sempre in quel mese di giugno Maria Luigia d’Asburgo duchessa di Parma passava da Pontremoli e fu presente a Messa e venerò la Madonna del Popolo. Maria Luisa Simoncelli