
Classe 1913, è tra i militari italiani caduti nel 1942 tra le sabbie del Nord Africa

Morire a Fuka. Ma dov’è Fuka? La troviamo sulla costa mediterranea egiziana, pochi chilometri a ovest di El Alamein dove le truppe italotedesche sotto comando di Erwin Rommel furono costrette alla resa dal generale Montgomery comandante dell’VIII Armata inglese con precipitosa ritirata nel deserto senza poter organizzare una difesa.
Nella battaglia conclusa il 10 luglio 1942, combattuta con enorme sproporzione di mezzi morirono o furono catturati circa 5mila soldati italiani costretti ad arrendersi, ma prima le divisioni Folgore e Ariete avevano resistito oltre ogni possibilità e il loro valore fu riconosciuto dall’avversario.
Fra i combattenti italiani c’era Alfredo Bassioni di Mulazzo, caporal maggiore d’artiglieria della divisione “Duca d’Aosta”, croce al valor militare. Nel ripiegamento sulla strada litoranea la sera del 4 novembre 1942 fu colpito da una bomba che lo portò alla morte, sepolto nelle sabbie, il suo corpo non fu mai ritrovato.
Il nome è inciso nel sacrario degli italiani ad El Alamein. La comunicazione alla famiglia fu fatta dal compagno d’armi e amico fraterno Fausto Rogai.

Quando dopo la guerra nacque un nipote la famiglia lo chiamò come lo zio: è Alfredo Bassioni direttore dell’Istituto giuridico di Ricerca Comparata di Bologna, docente di materie giuridiche, scrittore, da vent’anni organizza a Pontremoli gli “Incontri nel salotto d’Europa” sempre molto seguiti.
Il nipote ha ora pubblicato un piccolo libro, Mori editore, con breve prefazione sulla battaglia: vi sono testualmente riportate lettere che il soldato Bassioni inviò al padre e a qualche altro familiare dal capodanno 1941 al 3 novembre 1942; per alcune a fronte di pagina ci sono commenti, pensieri del nipote.
Le lettere sono brevi, dicono a volte note sulla realtà fisica dei luoghi, sul clima di Tripoli e della fascia costiera: molto elevate le temperature diurne con forte escursione termica notturna, ma non sopportabili sono prima di tutto le mosche.
In una lettera mette due fotografie per far vedere le belle ragazze del luogo, dove c’è l’usanza di sposare una o più donne. Alfredo confida di averne due ma non esclude di cercarne una terza: sono quelle che gli lavano benissimo i panni.
Nello scambio di corrispondenza compaiono vicende di famiglia, un rapporto non facile col fratello, questioni ereditarie e l’invio di soldi per aiutare il padre nelle spese. Chi è lontano attende con trepidazione la posta da casa ed esprime delusione quando non arriva, specialmente nel deserto, lontani da ogni cosa e senza sussidio né giorni di licenza: dopo due anni le cose sono sempre le stesse.
Sono le tipiche lettere dal fronte, censurate, per ragioni strategiche non indicano cose segrete né il luogo dove sono scritte e ripetono la propaganda di guerra.
Alfredo Bassioni prima parla con spavalderia degli inglesi, conforta il padre coi “vinceremo”, ma arriva l’ora della verità. Pubblicare lettere dal fronte, ricordare la prolungata lontananza dagli affetti e dalla casa vuol essere un contributo al formarsi di un mondo migliore.
MLS