

Il disegno di legge sulla scuola, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, che conferisce maggiore peso alla “condotta” nella valutazione degli studenti ha suscitato non poche polemiche.
Già il sei in comportamento genererà un debito scolastico in educazione civica; un cinque, poi, comporterà la bocciatura, a prescindere dal profitto scolastico; il comportamento condizionerà anche l’attribuzione dei crediti scolastici.
Sul tema, ha rilasciato una interessante intervista al Sir Daniele Novara, pedagogista, fondatore del Cpp – Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti. Il primo elemento che Novara mette in chiaro è che, riguardo al comportamento degli studenti negli ambienti scolastici “non ci troviamo di fronte a nessuna emergenza”: i numeri riguardo i comportamenti aggressivi dei giovani, infatti, non sono particolarmente significativi.
Più degno di considerazione sarebbe, piuttosto, il fatto che i nostri adolescenti e preadolescenti siano terribilmente depressi; le tendenze autolesive e depressive sono superiori a quelle aggressive.
Secondo il pedagogista, “abbiamo bisogno di una scuola che insegni ai giovani a stare insieme, a comunicare, a collaborare e a cooperare”. Lo stesso concetto di ‘merito’, pur valido in sé, può essere travisato e trasformare la scuola in una ‘gara’, trovandosi così, come affermava don Milani, a tutelare i forti senza preoccuparsi dei soggetti più deboli.
La conseguenza è la dispersione, che mette a rischio il futuro stesso di ragazze e ragazzi. Occorre lavorare sulla formazione pedagogica degli insegnanti per far sì che sappiano come far funzionare il gruppo classe, come gestire i possibili bulli e i ragazzi difficili.
“Bisogna uscire, sostiene Daniele Novara, dall’archeologia della scuola ottocentesca fondata sulla formula: lezione-studio-ripetizione, dove misure troppo repressive non rappresentano una soluzione ma un’aggravante”.
“Manca il senso dell’autorità, continua, assistiamo all’eclissi della figura del padre. I genitori ‘amici’, compagni di giochi con i jeans più strappati dei loro stessi figli sono figure che non rispondono in alcun modo al bisogno di crescita delle nuove generazioni”.
Secondo Novara, le sanzioni non sono di alcuna utilità: “la scuola è una comunità di apprendimento, deve quindi rafforzare le strategie che spingono verso la motivazione, il coinvolgimento attivo. Un ragazzo deve fare esperienze e maturare un “senso di appartenenza” all’istituzione scolastica. Nel mio libro “Cambiare la scuola è possibile” propongo di creare situazioni stimolo, usando le discipline come fonte di conoscenza e non in senso nozionistico, incoraggiando l’apprendimento tra pari. Abbiamo bisogno di uscire dal labirinto tortuoso del passato che non è più in grado di dare risposte alle necessità della scuola attuale. (S.R.)