
L’incidente getta nuove incertezze sugli sviluppi del conflitto Russia-Ucraina

La guerra in Ucraina è tornata con prepotenza sulle prime pagine dei mezzi di informazione dopo l’annuncio della morte del capo della Wagner, Evgenij Prigozhin, nell’incidente occorso al jet privato di proprietà della sua milizia, su cui viaggiava insieme al comandante militare, Dmitry Utkin, ed altre otto persone fra cui tre membri d’equipaggio. Netto il commento rilasciato al Sir dal giornalista Fulvio Scaglione, per anni corrispondente da Mosca: “La morte di Prigozhin è una sorta di morte annunciata perché, da quando, il 24 giugno, aveva tentato quella specie di insurrezione, ribellandosi nei confronti del Cremlino, molti avevano pensato che la sua sorte fosse segnata. L’incidente di ieri fa pensare che queste previsioni fossero azzeccate. Prigozhin era diventato un personaggio scomodo e agli occhi di Putin inaffidabile”. Scaglione sottolinea, inoltre, che “difficilmente Putin poteva perdonargli una ribellione che metteva in discussione la gestione della guerra in Ucraina… Era diventato un personaggio inaffidabile e scomodo. Rappresentava la contrapposizione tra combattente e generali che pensano a intrigare. La sua presenza inoltre impediva una ristrutturazione del Gruppo Wagner, importante soprattutto in Africa”. Da non sottovalutare il fatto che, assiema a Prigozhin, sia stato eliminato anche il suo braccio destro”. “Quindi, la Wagner è stata decapitata e verrà dismessa e i suoi combattenti saranno o licenziati o reintegrati nell’esercito”.

Pure nell’attesa di prove certe sia sulle cause dell’incidente che sulla morte di Prigozhin, anche il direttore della Nato defense college foundation (Ndcf), Alessandro Politi, in una intervista al Sir afferma che “era chiaro che tutti i responsabili dell’insurrezione avrebbero avuto dei problemi”. A seguito di questi ultimi sviluppi, “la Wagner in Europa non può rimanere così come era, ma in altre aree potrebbe, con gli adattamenti del caso. A tutti gli aderenti era stato richiesto di firmare un contratto con il Ministero della Difesa russo: una parte lo ha fatto, mentre il resto si è spostato in Bielorussia, dove è semplicemente parcheggiato”. Secondo Politi, non siamo più di fronte a uno dei tanti messaggi lanciati da Putin: “oggi c’è l’eliminazione dei congiurati e dei sospetti congiurati; anche alcuni alti ufficiali delle forze armate regolari sono stati congedati perché sospettati di aver aiutato Prigozhin”. Cina e Usa in questo momento non si espongono in modo aperto, ma non è da escludere che stiano continuando a lavorare dietro le quinte alla ricerca di una soluzione che possa portare alla fine del conflitto. Per i leader delle due superpotenze questo potrebbe rappresentare un successo di cui vantarsi sia a livello di politica interna che per dare nuovo lustro all’immagine dei loro Paesi sulla scena internazionale.