Meteo Lunigiana: una primavera 2023 di prevalente siccità

Mentre piene e inondazioni hanno devastato gran parte della Romagna, nel nostro territorio si è avuta un po’ di pioggia a maggio ma che non attuisce il deficit accumulato nei mesi precedenti, con il bacino del Magra che non ha registrato nemmeno una piena

Il fiume Magra a Filattiera
Il fiume Magra a Filattiera

Mentre piene torrentizie e fluviali, inondazioni e frane hanno devastato gran parte della Romagna e interessato anche tratti delle province emiliane di Modena e Bologna, nonché il nord delle Marche e l’Alto Mugello oltregiogo in provincia di Firenze (la cosiddetta “Romagna toscana”), in Lunigiana e in tante altre aree del Paese si rileva tuttora una situazione diversa, caratterizzata da piogge moderate se non scarse e dall’assenza, ormai da più di un anno, di consistenti aumenti di portata dei corsi d’acqua che le percorrono. Non si sta parlando, quindi, di fenomeni eccezionali e gravosi, bensì di quelle normali piene dei nostri torrenti e del fiume Magra, principale corso d’acqua locale, che solitamente avvengono ogni anno, specialmente nella stagione autunnale. Il 2022, nessuno lo avrà dimenticato, è trascorso sotto l’egida di una scarsa piovosità, resa meno acuta in extremis dalle abbondanti precipitazioni di dicembre: nonostante il cospicuo apporto, però, l’ultimo mese dell’anno non ha visto nel nostro territorio alcuna piena degna di nota, fatto da attribuire alla situazione pregressa che comportava basse portate di partenza nei corsi d’acqua. A metà settembre, anche questo non sarà caduto nell’oblio, si era verificata la tremenda alluvione-lampo delle Marche, precisamente nella fascia a cavallo delle provincie di Pesaro-Urbino e di Ancona. Le allerte meteo avevano messo in guardia su possibili criticità più le regioni del versante ligure-tirrenico e meno quelle del versante adriatico, mentre alla fine della giornata le cose erano andate tragicamente nel verso opposto.

Un'immagine del Magra nella giornata di lunedì 29 ottobre 2018
Un’immagine del Magra nella giornata di lunedì 29 ottobre 2018

Le previsioni non avevano potuto cogliere con congruo anticipo l’evolversi alquanto singolare dell’infido sistema perturbato, del tipo autorigenerante e stazionario per molte ore sul territorio bersagliato dal diluvio, come accadde tra Cinque Terre, Val di Vara e alta Lunigiana il 25 ottobre 2011. Sorprendente il fatto che il sistema convettivo autorigenerante si fosse sviluppato ad una simile distanza dal mare, nell’interna provincia di Arezzo, per poi sconfinare e dare il clou dei suoi nefasti effetti nel versante adriatico di quel tratto di Appennino. In questo evento di maggio 2023, invece, già abbastanza insolito per il mese e le zone in cui si è verificato, le previsioni avevano colto molto bene, sia ai primi del mese sia nella recidiva degli ultimi giorni, la gravosità di quanto sarebbe potuto accadere. Nonostante l’accuratezza del presagio, le allerte diramate, il ‘senno di poi’ al massimo a causa della prima fase perturbata da poco occorsa, il territorio ha ricevuto una mazzata spaventosa con gli effetti noti. Al momento di concludere l’articolo, fra l’altro, si stanno verificando piene di una certa importanza anche in Piemonte a causa delle intense e prolungate piogge cadute nelle ultime 48 ore nell’ovest e sud-ovest delle regione, alle pendici delle Alpi Marittime e Cozie, fra le province di Torino e Cuneo: zone, queste, tra le più afflitte dalla siccità da circa un anno e mezzo. Il persistere del flusso retrogrado delle correnti perturbate da levante verso ponente, infatti, è riuscito ad estendersi all’interno della Val Padana fino a raggiungere la testata del bacino del Po e dei suoi primi affluenti. Per le nostre contrade, invece, si dovrà ormai attendere il prossimo autunno per assistere ad aumenti di portata di un certo livello: ora si va verso l’estate, stagione in cui le piene dei fiumi possono eventualmente manifestarsi in area alpina e prealpina, ma molto difficilmente nelle altre regioni italiane. Le correnti che recano le grandi e insistenti piogge da noi sono quelle che provengono dall’Atlantico, quasi del tutto assenti durante la primavera che volge al termine. In definitiva, le ultime situazioni alluvionali che hanno impensierito il bacino del fiume Magra risalgono all’autunno 2020, peraltro al termine di un triennio ricco di eventi in tal senso, di cui si ricordano in particolare quelli del novembre 2019 e di fine ottobre 2018 (tempesta ‘Vaia’). Annate che vedono più volte ingrossarsi e infuriarsi fiumi e torrenti di casa nostra si alternano ad altre più tranquille: questo è pacifico, è sempre accaduto. L’attualità, però, ci mette di fronte ad un evidente cambiamento climatico in termini di aumento di temperatura, che poi si riflette nella maggiore capacità dell’aria di contenere vapore acqueo, in sintesi di più acqua che può cadere dal cielo… dove e quando a suo capriccio.

(Maurizio Ratti)